In questi giorni, mentre le demolizioni sono in corso, sono emerse due vicende collegate alle demolizioni delle case abusive di Triscina che hanno rischiato di produrre delle convinzioni molto lontane dalla realtà.
Una riguarda il fatto che il Tar avrebbe stabilito che le case abitate anche d’inverno, avrebbero il diritto di rimanere in piedi. E l’altra, che tutti gli abbattimenti non potrebbero proseguire perché il general manager dell’impresa che sta eseguendo i lavori, risulterebbe indagato per bancarotta fraudolenta.
In realtà il Tar, pur essendosi espresso favorevolmente sul diritto all’abitazione ed avendo obbligato gli uffici tecnici del comune ad una risposta all’istanza avanzata da due ex proprietari, non è affatto entrata nel merito dell’abuso e della demolizione già stabilita dell’immobile.
Nello stesso tempo, Matteo Bucaria, la persona indagata per bancarotta fraudolenta (ne avevamo parlato qui), non è un socio della Cogemat, l’impresa che sta eseguendo gli abbattimenti a Triscina, ma un dipendente.
Su queste vicende abbiamo posto delle domande al commissario straordinario Salvatore Caccamo.
Il fatto che il Tar abbia riconosciuto a due persone il diritto di abitazione, impedisce la demolizione di quella casa abusiva?
C’è il rischio che in questa vicenda si inneschino degli equivoci. L’immobile va demolito come tutti gli altri. Questi signori, assistiti dall’avvocato Blunda, avevano presentato un’istanza con la quale chiedevano di potere permanere perché ritenevano sussistente il loro diritto all’abitazione. Gli uffici tecnici, a questa loro istanza non hanno risposto, perché l’immobile era già stato acquisito al patrimonio indisponibile dell’ente. E’ contro questo silenzio dell’amministrazione comunale, che l’avvocato Blunda ha fatto ricorso al Tar.
Quali sono quindi gli obblighi che il Tar ha imposto al Comune?
Il comune avrebbe dovuto rispondere, motivando il perché non avessero i requisiti per poter abitare l’immobile abusivo. Con l’ordinanza di qualche giorno fa, il Tar non è entrato nel merito dell’abuso edilizio. Anzi ha confermato la sussistenza dell’abuso, pur imponendo al comune di completare il procedimento amministrativo finalizzato a verificare la sussistenza dei requisiti perché potesse essere assegnato l’alloggio per come da loro richiesto. Il comune deve quindi dare una risposta, non sull’abuso, ma sul diritto di abitazione.
Perché i ricorrenti non potranno continuare ad abitare in quella casa?
Occorre premettere che, a suo tempo, il consiglio comunale aveva deliberato la sussistenza dell’interesse pubblico per finalità abitative, per quattro immobili abusivi. Questa commissione, per valutare la possibilità di conservare al patrimonio comunale le case per finalità abitative, ha acquisito il parere dell’ufficio tecnico, che però ha comunicato che gli immobili non sono né abitabili, né agibili. Quindi la commissione ha deliberato, con i poteri del consiglio comunale, che l’interesse pubblico non sussiste per nessuno degli immobili abusivi ricadenti su Triscina.
Per cui, anche per la casa del ricorrente, non essendo né abitabile, né agibile, la richiesta di abitabilità viene a decadere. Se però questi persone non hanno una soluzione abitativa alternativa, il comune ha l’obbligo di trovar loro una sistemazione. E, come già detto nei giorni scorsi, sto valutando, insieme all’Agenzia nazionale dei beni confiscati, delle soluzioni per quei nuclei familiari che sono destinatari dell’avviso di sgombero. In questi giorni stiamo cercando di concretizzare delle soluzioni alternative.
Che ci dice invece di Matteo Bucaria, il manager dell’impresa che sta operando le demolizioni, indagato per bancarotta fraudolenta? Il presidente Biagio Sciacchitano di “Triscina sabbia d’oro” ha scritto anche al Prefetto, chiedendo di fare luce sulla vicenda, prima di continuare con gli abbattimenti.
A me non risulta che questo signore faccia parte degli organismi societari. E’, semmai, un dipendente tecnico della società. Sui soci della Cogemat ci sono state le verifiche dell’Anac (organismo nazionale deputato alla vigilanza ed al controllo), che avvengono non solo durante le fasi dell’aggiudicazione della gara, ma anche dopo. Personalmente, su questo signore non posso pronunciarmi perché non ne avrei né il motivo né la competenza. Il mio compito è valutare i profili che possano aver inficiato le procedura di gara e l’aggiudicazione. Inoltre, l’impresa è inscritta nella white list della prefettura, la quale non si limita solamente ad effettuare le verifiche sui requisiti morali, ma fa un accertamento a 360 gradi sugli organismi societari.
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A prescindere dunque dalle prevedibili “resistenze” degli ex proprietari delle case abusive di Triscina, ai quali non fa certo piacere veder demolita la casa costruita con tanti sacrifici, c’è una certezza che va al di là dell’umana comprensione. Una certezza che anche l’ex sindaco Felice Errante aveva già annunciato nel 2013: “In assenza di una novella legislativa da parte della Regione Siciliana, le case abusive vanno abbattute. Non può che essere così – aveva aggiunto – in un percorso di legalità e in un percorso in cui va affermato uno stato di diritto”.
E la novella legislativa non c’è stata.
Egidio Morici