Francesco e Vincenzo Gatto, accusati dell’omicidio di Enrico Coraci, avvenuto la notte del 21 novembre del 2015 ad Alcamo sono stati condannati a 30 anni di reclusione dai giudici della Corte d’assise d’appello di Palermo, che hanno annullato l'ergastolo inflitto in primo grado. I due hanno usufruito di alcune attenuanti, ma non hanno avuto ulteriori sconti di pena.
Vincenzo Gatto con una memoria difensiva presentata ai giudici, ha detto di non avere sparato, come confermato dalle indagini dei carabinieri di Alcamo. Questa è stata la sua linea difensiva e il suo legale Magaddino aveva chiesto l’assoluzione anche per la mancanza di premeditazione.
I fratelli Gatto dovranno risarcire le parti civili, i genitori di Enrico Coraci e la sorella. Durante il processo, il procuratore generale aveva chiesto la conferma dell’ergastolo definendo “agghiaccianti le conversazioni dei due fratelli che parlavano a ruota libera mentre erano nella camera di sicurezza, dove i carabinieri avevano piazzato microspie.
L'omicidio del 34enne, avvenne la notte tra il 20 e il 21 novembre del 2015 in via Ruisi ad Alcamo. Poco prima, nei pressi della panineria "Fame Chimica", luogo di ritrovo notturno per tanti giovani alcamesi, in seguito chiuso dai carabinieri, i Gatto - secondo alcune testimonianze - avrebbero avuto un alterco con Coraci, che sarebbe terminato con un chiarimento.
Coraci dopo si allontanò dalla panineria con la sua auto e si spostò fino in via Ruisi dove venne colpito a bruciapelo da un colpo di fucile al torace. Dopo due giorni di agonia Coraci morì all'ospedale Cervello di Palermo.