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22/01/2019 18:57:00

Aeroporto di Birgi, ci sono quindici indagati per i soldi dati a Ryanair

Qualcuno si chiedeva: cosa manca a Trapani Birgi per rendere la telenovela sull'aeroporto ancora più farsesca? Una bella indagine della Procura. Servito. Dalla Procura di Trapani sono partiti infatti ben 15 avvisi di garanzia per gli amministratori dell'Airgest, la società che gestisce lo scalo trapanese, da Salvatore Ombra (che si è dimesso nel 2012, e che al momento è all'estero, e dichiara a Tp24.it di non sapere nulla), fino agli ultimi, Franco Giudice e l'avvocato Paolo Angius. Su cosa si indaga? Sulla gestione dei fondi utilizzati per il co - marketing con Ryanair. E il reato qual è? Si va dalla malversazione al falso in bilancio. 

Le indagini sono eseguite dalla Guardia di Finanza.

Sono stati notificati  quindici avvisi di garanzia a professionisti che hanno ricoperto dei ruoli degli ultimi tre Cda. I pm ipotizzano anche il reato di falso in bilancio per il mancato pagamento della tassa addizionale comunale spettante sui diritti d’imbarco dei passeggeri. Tra i destinatari dell’avviso di garanzia: Franco Giudice, Salvatore Castiglione, Salvatore Ombra, nonché Paolo Angius, attuale amministratore delegato dell’Airgest.

Va detto che l'indagine, in questo momento, rischia di creare un clamore tale da lasciare definitivamente in fase di stallo l'aeroporto. I reati, poi, potrebbero essere già prescritti, soprattutto quelli risalenti ai vecchi Cda. 

Tra le pieghe dell’indagine ci sono anche le procedure seguite dall’Airgest per l’assunzione di personale. Qui le cose si fanno più interessanti, dato che Birgi è stato, per anni, un posto dove i politici hanno fatto gara a sistemare personale, tramite le agenzie interinali.

Gli indagati sono: Salvatore Castiglione, Franco Giudice, Salvatore Ombra, Paolo Angius (attuale presidente del Cda di Airgest), Fabrizio Bignardelli, Vittorio Fanti, Giuseppe Russo, Giancarlo Guarrera, Luciana Giammanco, Letteria Dinaro, Michele Angelo Maggio, Antonino Di Liberti, Antonio Lima, Antonino Galfano.

Repubblica scrive:

Secondo la procura "a fronte di costanti perdite d'esercizio subite, capitalizzavano detti costi (riferiti al co-marketing, ndr) tra le immobilizzazioni immateriali alla voce "costi di ricerca, sviluppo e pubblicità". In questa maniera la società "concorreva a determinare il risultato di esercizio per la sola quota del 20 per cento annuo anzichè per l'intero". Poi c'è il mancato versamento della tassa addizionale comunale, un'imposta riferita "ai diritti d'imbarco dei passeggeri degli aeromobili" che avrebbe "generato improprie disponibilità finanziarie all'Airgest per sopperire alle difficoltà strutturali della società stessa".

Interviene Paolo Angius, presidente di Airgest: "Parlerò con Musumeci e decideremo insieme il da farsi", dice commentando l'indagine della procura di Trapani. Il professionista è stato consigliere di amministrazione da agosto 2006 ad agosto 2007 e vicepresidente vicario dal 13 gennaio al 27 marzo 2012 e dal febbraio dello scorso anno è stato nominato ai vertici della società di gestione aeroportuale. "L'indagine riguarda un tema di interpretazione tecnica - continua - gli interventi dell'Airgest con Ryanair erano di puro marketing e fino al 2015 venivano ripartiti nel quinquennio. Nel 2016 ci fu il cambio della normativa e da quel momento l'intero costo iniziò a gravare su un unico bilancio".

Al momento il 99,93 per cento delle quote Airgest è detenuto dalla Regione siciliana, ma nel periodo contestato dalla procura il 49 per cento della società era di proprietà di alcune società private, mentre il 51 per cento era in capo alla Regione. "Ovviamente - conclude Angius - nel tempo abbiamo concordato tutte le scelte con i soci privati e con i soci pubblici".