La marineria mazarese vive una crisi che non ha precedenti e a questa, oggi, si aggiunge anche il problema di non poter più pescare come prima nelle acque internazionali di fronte alla Libia, dove i pescherecci vengono attaccati e a volte anche sequestrati dalle autorità libiche, senza che nessuno del Governo e delle autorità italiane intervengono a tutela delle imbarcazioni e dei pescatori italiani.
L’ultimo caso è avvenuto ad ottobre scorso, quando in acque internazionali a 29 miglia dalla costa libica, sono stati sequestrati due pescherecci di Mazara del Vallo, che dopo aver subito gli spari ad altezza d’uomo, sono stati condotti al porto libico di Ras Al Hilal, dove sono stati tenuti prigionieri i due comandanti e gli uomini dell’equipaggio per tre lunghi giorni e sequestrato tutto il pescato.
Per capire quello che accade in quel tratto di mare, bisogna fare un passo indietro, al 2005, quando la Libia, con un atto unilaterale - come racconta Avvenire - ha profondamente cambiato la sua 'zona economica esclusiva' aggiungendo al limite delle 12 miglia delle acque territoriali altre 62. Insomma, un’area grandissima che limita le zona di pesca della marineria italiana. Con la questione drammatica dei migranti e con l’attività “anti sbarchi” ora si rischia definitivamente di stroncare quella che è l’economia vitale di quel che resta della marineria mazarese.
Il fatto che può apparire paradossale è che le operazioni di controllo, quando non diventano dei veri assalti nei confronti dei pescherecci italiani sono effettuate da quelle stesse motovedette che i governi italiani a partire da quello Berlusconi hanno donato alla sgangherata Guardia costiera libica, con l’intento di porre un freno alla tratta illegale dei migranti.
Dall’attuale Governo italiano che si caratterizza per lo slogan “Prima gli italiani”, ci si aspettava quanto meno una presa di posizione forte a difesa dei pescatori italiani e non il solo consiglio di restare lontani dalle acque internazionali che la Libia considera come “proprie”, per seguire questo non ci voleva molto.
Il caso è stato sollevato in parlamento dal senatore, ex M5s, Gregorio De Falco che afferma:”Ora che quel tratto di mare si è trasformato, ancora una volta, in un cimitero di migranti, abbiamo abdicato al dovere di difendere gli interessi italiani in mare – dice l’ex comandate della capitaneria di Livorno –. Abbiamo allontanato le navi della marina e della Guardia costiera, oltre a quelle delle Ong, proprio da quei tratti di mare, guarda a caso, in cui sono più frequenti i naufragi di migranti».
Sulla vicenda che mette a rischio tanti pescatori e tante famiglie mazaresi, abbiamo parlato con il responsabile del Comunicazione del Distretto della Pesca, Francesco Mezzapelle, che ci ha detto delle preoccupazioni che sta vivendo l’intero comparto della pesca di Mazara: “Tutto quel tratto di mare di fronte alla Libia in questo momento è meno controllato rispetto a prima e i pescherecci corrono un rischio enorme – ci dice Mezzapelle -. Per il momento stiamo molto attenti a quello che sta accadendo e raccomandiamo ai pescatori di Mazara del Vallo, agli armatori e agli associati del Distretto, di essere molto cauti, perché quelle acque sono estremamente pericolose. Per evitare i sequestri dei pescherecci diciamo di stare sempre ad una certa distanza, anche se sappiamo che sono in realtà delle acque internazionali, consigliamo di stare possibilmente vicini alle unità militari.
Oggi l’area è meno controllata, ed è facile che ci siano le motovedette libiche che pattugliano, pronte a sequestrare le nostre imbarcazioni. Quella è una zona dove storicamente la marineria di Mazara del Vallo - continua Mezzapelle - va lì a pescare il Gambero Rosso. Lì si trovano dei fondali sabbiosi, anche con profondità di 500 metri dove si pesca in una certa maniera e soltanto i pescatori mazaresi sanno fare questo tipo di pesca. Venendo meno questa possibilità viene meno quello che è il prodotto più rinomato, il nostro Gambero Rosso e viene meno dunque quella economia vitale per il territorio.
Sappiamo che i pescherecci sono oramai pochi, ma quelli che ci sono lavorano esclusivamente pescando il Gambero Rosso. Il danno è dunque enorme e drammatico, e devo dire che al momento c’è molta preoccupazione. Tra l’altro, i pescatori di Mazara, anche nel recente passato hanno contribuito a segnalare la presenza di migranti a bordo dei barconi e in alcuni casi hanno li hanno salvati. Purtroppo tutta questa situazione, oggi resa ancor più difficile dall’emergenza immigrati - conclude - è nata dall’istituzione da parte della Libia della ZEE (zona economica esclusiva) che non è mai stata approvata da nessuno, ma che entro le 74 miglia - una zona vastissima che arriva quasi vicino a Lampedusa - il paese del nord Africa continua a reclamare come sua".
Riguardo alla situazione dei pescatori di Mazara del vallo, a cui spesso vengono sequestrate imbarcazioni dalla guardia costiera libica c’è l’intervento del sindaco Cristaldi: “Siamo in una situazione paradossale, perché Mazara del Vallo ha la pretesa di essere una città di accoglienza. Abbiamo la più grande flotta peschereccia del Mediterraneo e i pescatori di Mazara del Vallo hanno salvato negli anni centinaia di persone. Nonostante ciò, i nostri pescherecci vengono continuamente sequestrati con metodi inaccettabili dalla guardia costiera libica. Questo è paradossale se si tiene conto il controllo anti-immigrazione del governo nel canale di Sicilia, ma per quanto ci riguarda la protezione nei nostri confronti non è sufficiente. I sequestri avvengono in acque internazionali. Si tratta quindi di veri e propri atti di pirateria, ai quali il governo italiano risponde con un ottimo lavoro diplomatico per quanto riguarda il rilascio dei natanti, ma non c’è un accordo preciso su questa vicenda. Sembra che i pescatori italiani non abbiano più il diritto di andare dove sono andati i loro padri per decenni. Circa 3 anni fa è stato sequestrato un peschereccio portato in Libia, nonostante ci siano state sentenze anche libiche che hanno stabilito di rilasciare quel natante, ma il peschereccio non è stato mai rilasciato, adesso è affondato, è stato fatto un danno enorme ai proprietari del natante e ai pescatori che ci lavoravano”.
E' strettamente collegato all’economia della pesca, oltre che ai problemi per l’incolumità pubblica la mancata escavazione del porto canale di Mazara, per la quale in primo cittadino ha avanzato la richiesta per essere ricevuti dal Ministro dell’Ambiente. “Vogliamo riferire tutto il percorso che abbiamo compiuto per tentare di convincere la Regione Siciliana ad effettuare i lavori di escavazione del Porto – afferma il sindaco -. Chiederemo al Ministro di Commissariare la Regione per questo provvedimento. Abbiamo necessità che qualcuno si renda conto della grave situazione che vive la nostra Città con il fiume Mazaro che da potenziale ricchezza si è trasformato in un pericolo per la pubblica incolumità a causa della mancata escavazione".
“A distanza di 8 anni siamo ancora qua – ha aggiunto il Sindaco – di fronte al fiume Mazaro che deve essere scavato ma ancora non c’è alcuna decisione da parte della Regione Siciliana. Il Presidente della Regione ha annunciato un progetto del quale non c’è traccia e ad oggi la Città continua a vivere una situazione di pericolo con la paura".
Sulla crisi della marineria siciliana dovuta ai blocchi della Libia, c'è l'intervento del segretario regionale del Pd Sicilia Davide Faraone, che sul suo propfilo facebook attacca il governo giallo-verde e annuncia alcune inziative che si terranno direttamente a Mazara del Vallo: “Migliaia di famiglie siciliane sono sul lastrico, il settore della pesca è in ginocchio e il governo nazionale, quello di ‘Prima gli Italiani’, non muove un dito. Probabilmente pensa che i pescatori di Mazara del Vallo non siano italiani. E mentre il ministro dell’interno ingolfa le sue pagine social contro l’immigrazione clandestina, il ministro Toninelli chiude i porti e il ministro allo sviluppo economico Di Maio presenta il mitico reddito di cittadinanza, i libici fanno i padroni nel Canale di Sicilia. Uno scandalo oggi ripreso da Avvenire e che abbiamo intenzione di mettere al centro del dibattito politico con forza”.
“Abbiamo regalato al governo libico – aggiunge Faraone – decine di motovedette, motoscafi veloci, una vera e propria flotta per controllare l’immigrazione clandestina e mettere nelle patrie galere gli scafisti, e invece cosa fanno? Sparano contro i nostri pescherecci in acque internazionali, sequestrano imbarcazioni e il pescato, arrestano gli uomini a bordo, ledono tutti i principi del diritto internazionale. L’ultimo sequestro risale a qualche mese fa. Ecco alcuni stralci di un servizio delle Iene. Una inchiesta che non vedrete sui social di Salvini e di Di Maio.Ecco perché va condiviso, perché vanno sbugiardati. Perché non sono interessati a difendere nel concreto gli italiani, e i siciliani in particolare. Fingono. E’ più facile per loro fare i forti con donne e bambini in mezzo al mare - conclude il segretario siciliano del Pd - per poi scappare come i conigli davanti ai forti”.