Che relazione c’è tra il Movimento 5 Stelle e le cave del quartiere Belvedere di Castelvetrano?
Nessuna. A parte la propaganda.
Uno degli ultimi comunicati stampa del movimento (che riportiamo in coda), infatti, mette in relazione l’impegno dell’onorevole pentastellata Valentina Palmeri con alcuni provvedimenti adottati dal comune.
Peccato però che questi provvedimenti siano stati adottati ben 11 anni fa. Si tratta, nello specifico, di due ordinanze del 5 marzo 2008, con le quali l’allora sindaco Gianni Pompeo aveva ingiunto al proprietario dei terreni il risanamento delle aree colpite dall’abbandono indiscriminato di rifiuti.
Ma la cosa ancora più singolare è che le aree non riguardavano affatto la zona delle cave, ma una zona parallela a circa 400 metri di distanza.
Ed è a questa ingiunzione che il proprietario dei terreni aveva fatto ricorso al Tar. Una causa che ha visto la parola fine soltanto nel febbraio del 2017, con il ricorso rigettato e la condanna nei confronti del ricorrente alla rifusione in favore del comune di Castelvetrano di 1000 euro di spese processuali ed onorari di causa.
Nel comunicato stampa della deputata all’Ars, si legge anche che il comune avrebbe “provveduto con un intervento sostitutivo allo smaltimento dei rifiuti riscontrati, avviando azione di rivalsa nei confronti dei proprietari per il recupero della somma”. Ma quest’intervento fu fatto addirittura nel 2004, con un contratto d’appalto stipulato nel 2003. Lavori costati poco più di 19.000 euro ed addebitati al proprietario dei terreni. Anche in questo caso le cave non c’entravano nulla; si trattava di una zona distante poche centinaia di metri.
Nella zona delle cave invece, quindici giorni dopo la pubblicazione del servizio video realizzato nel giugno del 2012, il comune fece un sopralluogo, avvalendosi della consulenza del dottor Filippo Giglio del laboratorio Cada di Menfi, esperto in materia ambientale e di discariche, per delimitare un piano di azione, “con la gradualità dettata dalle concrete risorse economiche”.
Ma se non c’erano soldi allora, figuriamoci oggi col dissesto finanziario alle porte.
Al comune non rimase altro che fare due diffide. Una alla Provincia di Trapani, che era l’ente competente per lo sgombero di aree fuori dal centro abitato. E l’altra al proprietario del terreno, l’avvocato Giovanni Messina Di Stefano, erede del “Barone Sciacca”.
Sì, perché quando decine di grossi camion, a ridosso degli anni ’90, riempivano ogni giorno le cave di rifiuti, quella zona era di Giuseppe Di Stefano, il ricchissimo Barone che sarebbe stato “esiliato” dalla mafia al Grand Hotel delle Palme di Palermo, dove avrebbe vissuto una sorta di prigione dorata per più di cinquant’anni.
Ma oggi, non ci sono soldi nemmeno per capire che tipo di rifiuti siano stati sotterrati nelle cave. E rimane la caratterizzazione che il laboratorio Cada fece sui rifiuti di superficie, durante quel sopralluogo del 2012 che vide anche la presenza dell’allora vicesindaco Marco Campagna e del dirigente dell’ufficio tecnico Giuseppe Taddeo. Quest’ultimo aveva commentato: “Un’accurata visita dei luoghi non può che confermare quanto segnalato dal video, anzi appare per certi versi di dimensioni ancora maggiori. L’area in questione investe tutta la zona dei Magaggiari e si estende fino all’ex aeroporto militare, a nord, ed alla piana degradante sulla contrada Bresciana, a sud, avente quale asse portante la regia trazzera per Mazara del Vallo”.
Sui risultati del laboratorio Cada, Campagna era stato molto chiaro: “Nella relazione del dottor Giglio non viene rilevata un’eccessiva presenza di eternit rispetto ad altri siti, mentre le sostanze rinvenute a copertura di alcune cave sono state indicate come scarto di calce e di lavorazione del marmo. Non è stato fatto un preventivo, perché prima occorrerebbe capire che tipo di intervento fare”.
Un ulteriore sopralluogo del comune non servirebbe a nulla: le cave sono sempre quelle di prima e sono ormai piene da anni.
Nessuna novità. A parte la propaganda 5 Stelle.
Egidio Morici
Di seguito, il comunicato stampa dell’onorevole Valentina Palmeri
Diversi mesi addietro, dietro segnalazioni da parte di alcuni cittadini castelvetranesi, l’On Valentina Palmeri, informava l’Ufficio Speciale Bonifiche del Dipartimento Regionale nonché l’assessore competente, della grave situazione insistente nella zona del Quartiere Belvedere di Castelvetrano. Nello specifico nel suddetto quartiere vi sono delle cave, ove per molti anni sono stati estratti i conci per l’edilizia, che sarebbero diventate delle vere e proprie discariche abusive, caratterizzate dalla presenza di rifiuti di varia natura, alcuni ritenuti rifiuti speciali pericolosi, nocivi per la salute dei cittadini per via aerea e per il sottosuolo tramite l’acqua.
Per le vie brevi il dipartimento informava l’On Palmeri, che la richiesta di intervento dell’ufficio Bonifiche doveva essere attivata direttamente dall’ente preposto. Lo scorso mese di dicembre, il portavoce Valentina Palmeri inviava, pertanto, una nota al Commissario Straordinario del Comune di Castelvetrano, per informarlo delle segnalazioni, invitandolo a porre in essere ogni doverosa azione. Il Comune di Castelvetrano, con un riscontro, comunicava che lo stesso ente, si era già adoperato per individuare luoghi e proprietari delle aree interessate ed aveva provveduto ad una prima ispezione delle cave, rilevando un grave ed antico fenomeno di abbandono di rifiuti.
Alla luce dei fatti, nei confronti dei soggetti individuati quali proprietari delle aree interessate, l’Amministrazione Comunale di Castelvetrano ha intrapreso specifiche iniziative finalizzate all’esecuzione delle relative opere di bonifica e risanamento.
Il Comune ha adottato nei confronti dei proprietari anche due ordinanze sindacali, che sono state impugnate davanti al TAR e che ha provveduto con un intervento sostitutivo allo smaltimento dei rifiuti riscontrati, avviando azione di rivalsa nei confronti dei proprietari per il recupero della somma. Il Commissario Straordinario ha, altresì, incaricato il Nucleo di Polizia Ambientale del Comune di procedere ad una accurata rilevazione dell’esistenza degli inquinanti presenti, al fine di adottare i necessari provvedimenti.