Ha annunciato il suo rientro in Italia, per chiarire la sua posizione, il deputato regionale Giuseppe Gennuso, per il quale è stato chiesto l'arresto, dato che sarebbe coinvolto in un giro di sentenze pilotate al Consiglio di Giustizia Amministrativa. Con lui ai domiciliari due giudici amministrativi e uno contabile. E c'è anche un nome noto per le cronache trapanesi, Raffaele De Lipsis, al centro dell'inchiesta Mare Monstrum. Tutti i magistrati coinvolti sono in pensione o già sospesi dall'ufficio.
Il Gip ha disposto misure di arresti domiciliari e perquisizioni per il reati di corruzione in atti giudiziari commessi al Consiglio di Stato e al Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione Sicilia. Il filone di inchiesta è lo stesso partito da Messina e che ha già portato all’arresto di quindici persone, tra cui gli avvocati siracusani P. A. e Giuseppe Calafiore.
Ai domiciliari sono finti il giudice Nicola Russo, già coinvolto in altre vicende giudiziarie, l’ex presidente del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Sicilia Raffaele Maria De Lipsis, l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso e il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso. Per quest’ultimo l’ordinanza non è stata eseguita in quanto risulta al momento all’estero. Il reato contestato è corruzione in atti giudiziari. I soldi totali erogati per le sentenze sarebbero oltre 150 mila.
Il nome di De Lipsis venne fuori nel ricorso per le cosiddette elezioni suppletive nel Siracusano. Era lui a presiedere il collegio del Consiglio di giustizia amministrativa che nel 2014 accolse il ricorso dell’onorevole Gennuso. Fu invalidato il voto in alcune sezioni elettorali di Rosolini e Pachino dove sarebbero spartite delle schede. Diverse persone, prima ancora che la sentenza venisse pubblicata, fecero sapere a Gennuso che era “tutto a posto”. Avevano saputo dall’avvocato P. A. dell’esito positivo della causa. C’era pure chi diceva: “… gli hanno fottuto i soldi, i giudici… questo scherzetto gli è costato 200 mila euro”. Emergevano “condotte e situazioni dalle quali si evince ictu oculi ”un’attività dell’onorevole Giuseppe Gennuso diretta a influenzare l’esito del giudizio presso il Consiglio di giustizia amministrativa”.
Gli investigatori della Guardia di finanza hanno setacciato una serie di sentenze fra cui quella che riguardava l’impresa Open Land che a Siracusa ha costruito il centro commerciale Fiera del Sud. La società, a cui il Comune aveva negato la concessione edilizia, avviò un contenzioso che si sarebbe concluso inizialmente a suo favore, secondo l’accusa, grazie all’aiuto di Riccardo Virgilio, ex presidente di una sezione del Consiglio di Stato (pure lui finito nei guai giudiziari l’anno scorso) e De Lipsis. Alla fine con una sentenza di ottemperanza, decisa da altri giudici, era stata accolta la domanda del Comune e revocata la precedente decisione di riconoscere un risarcimento milionario alla società. Si è passati dagli iniziali 50 milioni di euro ad appena 190 mila euro. Solo che nel frattempo il Comune aveva già sborsato quasi tre milioni.
I magistrati romani, diretti dal Procuratore aggiunto Paolo Ielo, contestano almeno 5 sentenze comprate e il versamento di tangenti da decine di migliaia di euro. A dare una svolta alle indagini della Guardia di Finanza sono state le dichiarazioni dell’avvocato P. A. che, con il socio Giuseppe Calafiore, ha ricostruito il meccanismo per il pagamento dei soldi ai giudici amministrativi. Le mazzette sarebbero servite anche a orientare le decisioni del Consiglio di Stato su appalti e gare pubbliche.