La settimana scorsa nell’inchiesta della Procura di Roma per le sentenze pilotate e corruzione al Consiglio di stato e al Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia è stato arrestato l’ex presidente Raffaele Maria De Lipsis, finito ai domiciliari assieme al giudice Nicola Russo, già coinvolto in altre vicende giudiziarie, l’ex giudice della Corte dei Conti, Luigi Pietro Maria Caruso e il deputato dell’assemblea regionale siciliana Giuseppe Gennuso.
Il Gip ha disposto misure di arresti domiciliari e perquisizioni per il reato di corruzione in atti giudiziari commessi al Consiglio di Stato e al Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione Sicilia. Il filone di inchiesta è lo stesso partito da Messina e che ha già portato all’arresto di quindici persone, tra cui gli avvocati siracusani Piero Amara e Giuseppe Calafiore.
In questa inchiesta il nome di De Lipsis è saltato fuori nel ricorso per le cosiddette elezioni suppletive nel siracusano. Era lui a presiedere il collegio del Consiglio di giustizia amministrativa che nel 2014 accolse il ricorso dell’onorevole Gennuso. Fu invalidato il voto in alcune sezioni elettorali di Rosolini e Pachino dove sarebbero sparite delle schede. Diverse persone, prima ancora che la sentenza venisse pubblicata, fecero sapere a Gennuso che era “tutto a posto”. Avevano saputo dall’avvocato Piero Amara dell’esito positivo della causa. C’era pure chi diceva: “… gli hanno fottuto i soldi, i giudici… questo scherzetto gli è costato 200 mila euro”. Emergevano “condotte e situazioni dalle quali si evince ”un’attività dell’onorevole Giuseppe Gennuso diretta a influenzare l’esito del giudizio presso il Consiglio di giustizia amministrativa”.
I magistrati romani, guidati dal Procuratore aggiunto Paolo Ielo, contestano almeno 5 sentenze comprate e il versamento di tangenti da decine di migliaia di euro. A dare una svolta alle indagini della Guardia di Finanza sono state le dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara che, con il socio Giuseppe Calafiore, ha ricostruito il meccanismo per il pagamento dei soldi ai giudici amministrativi. Le mazzette sarebbero servite anche a orientare le decisioni del Consiglio di Stato su appalti e gare pubbliche.
Ma il nome del giudice De Lipsis è già noto nel trapanese perché al centro dell'inchiesta “Mare Monstrum” che nella primavera del 2017 ha portato agli arresti dell’imprenditore Ettore Morace, dell’ex sindaco di Trapani e deputato regionale Mimmo Fazio e del funzionario regionale, Giuseppe Montalto.
Da quell’operazione emerse come il sistema di potere guidato dallo stesso Morace era pronto anche ad aggiustare le sentenze a lui sfavorevoli. Nel corso delle indagini c’era una vertenza con la Regione e il Tar aveva dato ragione all’Ente, ma Morace non voleva mollare. Proprio nel caso di contenziosi in sede di giustizia amministrativa veniva coinvolto, come sostengono gli inquirenti, il giudice Raffaele De Lipsis.
Le intercettazioni trascritte e che riportano un colloquio tra il giudice De Lipsis e il collega Claudio Zucchelli, che lo aveva sostituito al Cga, hanno fatto scattare l’indagine anche per De Lipsis, accusato di traffico illecito di influenze, assieme all’ex sindaco Fazio. Nello specifico Fazio contattò De Lipsis per pilotare, secondo quanto sostiene l’accusa, una sentenza a favore di Ustica Lines (oggi Liberty Lines), e a sfavore della Regione Siciliana. L'intervento di De Lipsis, era finalizzato ad ottenere dai giudici amministrativi un pronunciamento favorevole alla compagnia di navigazione.
Questo ciò che ha raccontato ai giudici Ettore Morace, amministratore della Liberty Lines, riguardo a De Lipsis si legge: “L’idea di contattarlo fu di Fazio, Fazio mi disse che serviva qualche consiglio nella causa contro la Regione che aveva deciso di annullare il bando per l’affidamento dei servizi di collegamento veloce con le isole minori. Fazio mi presentò De Lipsis quale autorevole magistrato amministrativo in pensione per avere un parere sulla composizione del collegio difensivo”. In realtà le intercettazioni dimostrerebbero tutt’altro: Fazio avrebbe chiesto a De Lipsis una sentenza «pilotata» in favore della società.
Per quel che riguarda il processo, all’ultima udienza preliminare il difensore di De Lipsis, l’avvocato Lillo Fiorello, ha fatto presente che il reato contestato al suo assistito ha avuto inizio a Roma e che la competenza territoriale, è quella romana e per ha chiesto il traferimento del processo nella Capitale. Il 21 marzo prossimo ci sarà la decisione del giudice Piero Grillo.