Per molti (ma non per tutti, in verità) Calogero John Luppino, arrestato oggi, era un insospettabile. Classe 1980, negli ultimi anni ha costruito un piccolo impero attorno al business delle scommesse online e delle slot machine. Da questa mattina è in carcere con l’accusa di associazione mafiosa, stessa contestazione mossa a due suoi collaboratori, lo zio Salvatore Giorgi e Francesco Catalanotto.
Luppino ha sempre avuto una grande passione per la politica. Nel 2011, è stato consigliere comunale nelle file dell’Udeur. Nel 2014, ha fondato il movimento “Io amo Campobello”, che ha sostenuto il candidato sindaco Giuseppe Castiglione. Ha fondato pure una squadra di calcio a cinque e si è lanciato nel business dei migranti, riuscendo a farsi accreditare una struttura di accoglienza per 50 richiedenti asilo politico. Intanto, le intercettazioni svelavano i contatti fra Luppino e uno dei cognati di Messina Denaro, Saro Allegra, mediati da Catalanotto, gestore di un centro scommesse a Campobello di Mazara.
Nelle intercettazioni sono emersi anche i rapporti fra il gruppo Luppino e l’avvocato marsalese Stefano Pellegrino, deputato regionale eletto nelle fila di Forza Italia con 7670 voti, oggi è presidente della commissione Affari istituzionali dell'Ars e componente della commissione antimafia. All’esponente politico è stato notificato un avviso di garanzia che ipotizza l’accusa di corruzione elettorale (senza l’aggravante di mafia), per aver ricevuto un sostegno ritenuto illegittimo alle ultime consultazioni del 2017. Voti in cambio di sacchi della spesa elargiti dal gruppo Luppino, era Giorgi che incontrava gli elettori.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri, l'ordine di votare l'avvocato penalista (fra i suoi clienti c'è anche l'ex sottosegterario agli Interni D'Alì, imputato per concorso esterno in associazione mafiosa) sarebbe arrivato direttamente dal carcere.
Salvatore Giorgi ammette che in cambio della promessa di voto per Pellegrino avrebbe consegnato pacchi di spesa a tutti gli abitanti delle case popolari: "A fine ottobre vero che gli portai la spesa pure a loro", dice, non sapendo di essere ascoltato dai carabinieri.
Luppino sarebbe anche riuscito a distrarre preferenze da un altro candidato, il mazarese Toni Scilla, in favore di Pellegrino. Il 9 ottobre 2017 l'imprenditore contattò Benedetto Riti, un commerciante che lavora nel settore delle slot machines ed è vicino alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. "Non fare più riunioni con Scilla, non fare più niente con nessuno ed inizia ... Perché ti porto i fac-simile e pure i manifesti". Quindi ti devi esporre in prima persona, non cominciare a fare la carta tre!", disse Luppino.
"Noi siamo andati avanti, e facciamo continuare ad andare avanti con Stefano qualsiasi cosa serve. Anche perché è uno contro uno, qua. E siamo avanti. Che fa? Se dobbiamo vincere, non dobbiamo rischiare di perdere", spiegò Luppino a Riti.
"Oggi sono andato con Nino da Stefano Pellegrino e abbiamo parlato di politica e compagnia bella, domani si fanno i deputati questori. Lui, non so cosa minchia gli spetta, lui mi ha detto: 'io ho già parlato con l'assessore quelli di... tutti gli assessori disponibili a venire in provincia di Trapani ha parlato addirittura con Sgarbi per le Cave di Cusa, e compagnia bella'". Così l'imprenditore Mario Giorgi parlava col nipote Calogero Luppino.
"Pellegrino mi ha detto - proseguiva Giorgi - 'e vediamo rispetto agli assessorati dove possiamo... mettere, tutti... anche persone nostra di fiducia' ed ha detto che vuole un curriculum per quanto riguarda un revisore dei conti all'assessorato all'Agricoltura che è un assessore di Forza Italia questo... Dice: 'datemi un curriculum di un revisore dei conti iscritto all'albo... e cose, e poi vediamo le altre cose che possono nascere'".
Dei piani elettorali dei due imprenditori trapanesi fermati per mafia, Luppino e Giorgi sarebbe stato informato anche il capo mandamento Dario Messina che, il giorno dello "spoglio" delle schede, venne aggiornato con sms dei risultati.
Il boss avrebbe anche ammesso coi due amici di aver procurato "162 voti" tra "parenti e cose" al parlamentare. "In ogni caso - spiegano gli inquirenti nel provvedimento di fermo - dal complesso delle investigazioni svolte non è comunque emersa la messa a disposizione di Pellegrino in favore dell'associazione mafiosa e, pertanto, in relazione a un presunto accordo politico-mafioso tra Cosa nostra e il candidato, non si è raggiunto, allo stato e salvi ulteriori sviluppi, un grave quadro indiziario in riferimento alle possibili e diverse ipotesi di concorso in associazione mafiosa".
"Del tutto chiaro è l'interesse di Luppino e di Giorgi - proseguono i pm - all'appoggio politico di uno specifico candidato, giacché è anche e soprattutto grazie all'infiltrazione nel tessuto politico che gli stessi possono conseguire il controllo delle attività economiche".