L’indomani delle ultime elezioni regionali in Sicilia, gli osservatori delle cose politiche nel nostro territorio avevano notato qualcosa di diverso, di strano, di nuovo rispetto alla solita geografia del voto in provincia di Trapani. Avevano notato che dalle parti di Mazara, Campobello e Castelvetrano Stefano Pellegrino aveva ottenuto preferenze consistenti nel “fortino” di Toni Scilla, deputato uscente, ras della preferenza in quelle zone.
Stefano Pellegrino ora è accusato di corruzione elettorale. Alla base della vicenda ci sono i rapporti con Calogero John Luppino e Salvatore Giorgi, e non solo professionali (Pellegrino è avvocato penalista, e in passato ha assistito diverse persone accusate di far parte di cosa nostra). Luppino e Giorgi sono stati arrestati qualche giorno fa nell’operazione Mafia Bet, sono accusati di essere organici a cosa nostra, di gestire per conto dell’organizzazione mafiosa gli affari nelle sale scommesse, slot, con interessi anche nel business dell’accoglienza. Giorgi e Luppino sono due imprenditori anche molto attivi in politica, a Campobello hanno fondato il movimento “Io amo Campobello”.
Ora, secondo quanto emerge dall’indagine, non ci sarebbe stato soltanto l’avvocato penalista marsalese ad avere contatti, durante quelle elezioni, con Luppino e Giorgi. Anche Toni Scilla per le elezioni regionali del 2017 e per le nazionali del 2018 avrebbe contattato i due, zio e nipote, ritenuti procacciatori di voti organici a cosa nostra.
Scilla non è stato eletto in nessuna delle due competizioni elettorali. Alle nazionali venne battuto all’uninominale, come tutti gli altri, dai candidati del Movimento 5 Stelle. Alle Regionali è uscito il primo dei non eletti. Non è un dettaglio da poco. Perchè?
C’è un paradosso che emerge in questa faccenda. Se Pellegrino dovesse essere rinviato a giudizio, e se successivamente dovesse essere condannato, in virtù della legge Severino, dovrebbe dimettersi da deputato all’Ars. Chi prenderebbe il suo posto? Proprio Toni Scilla, primo dei non eletti nella lista Forza Italia.
E dicevamo che la figura di Scilla non passa inosservata dalle lenti dei magistrati della Dda di Palermo che hanno indagato sulle due elezioni. Scilla non è indagato, ma dalle indagini emerge che sia stato in contatto con Luppino e Giorgi.
Le due competizioni elettorali hanno evoluzioni diverse. Alle Regionali Scilla, sostengono i magistrati, si sarebbe rivolto ai due campobellesi leader di “Io amo Campobello” e ritenuti organici a cosa nostra, per ottenere voti. Tanti voti, 1000-1500. E questo “confidando nel largo consenso ottenuto dalla coppia in occasione delle precedenti elezioni comunali di Campobello di Mazara — scrivono i magistrati — attraverso il loro movimento politico Io amo Campobello". C’è un problema. Luppino e Giorgi per le regionali avrebbero già il candidato da sostenere, è Stefano Pellegrino. E l’indicazione gli è arrivata direttamente da Franco Luppino, boss da anni in carcere, ritenuto uomo di fiducia di Matteo Messina Denaro. La macchina del voto deve muoversi nella direzione di Pellegrino, è l’ordine.
Salvatore Giorgi ammette che in cambio della promessa di voto per Pellegrino avrebbe consegnato pacchi di spesa a tutti gli abitanti delle case popolari: "A fine ottobre vero che gli portai la spesa pure a loro", dice, non sapendo di essere ascoltato dai carabinieri.
Il 9 ottobre 2017 l'imprenditore Luppino contattò Benedetto Riti, un commerciante che lavora nel settore delle slot machines ed è vicino alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo. "Non fare più riunioni con Scilla, non fare più niente con nessuno ed inizia ... Perché ti porto i fac-simile e pure i manifesti. Quindi ti devi esporre in prima persona, non cominciare a fare la carta tre!", disse Luppino.
Scilla cala la testa, non può fare altro, e aspetta il prossimo giro. Aspetta le elezioni nazionali. Scilla è sempre candidato in Forza Italia, c’è bisogno di un gran lavoro, perchè i sondaggi danno i 5 Stelle in vantaggio in tutte le circoscrizioni. Nel febbraio 2018 Scilla contatta Luppino per avere il suo sostegno per l’ingresso al Senato. Non basterà, i 5 Stelle prendono tutto.