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27/02/2019 21:19:00

Marsala, scuolabus ed estorsioni: definitiva la condanna per il commercialista Isaia

 E’ ormai definitiva la condanna a 3 anni e 4 mesi di carcere, nonché ad una multa di 800 euro, per estorsione aggravata e continuata in danno di due lavoratrici, inflitta nel novembre 2016 dal giudice monocratico di Marsala Lorenzo Chiaramonte, sentenza poi confermata in appello, al commercialista Giuseppe Renato Isaia, di 59 anni.

Il definitivo sigillo sulla sentenza è arrivato dalla Corte di Cassazione, che ha giudicato “inammissibile” il ricorso della difesa (avvocato Paolo Paladino) avverso la condanna emessa in appello il 4 aprile dello scorso anno.

Le due donne vittime di “taglieggiamenti” sulla busta paga erano dipendenti della società “Servizi scolastici e sociali”, della quale il commercialista sarebbe stato “amministratore di fatto”.

I fatti contestati sono relativi al periodo tra il 2005 e il 2007, quando la “Servizi scolastici e sociali” gestiva il servizio scuolabus a Marsala. L’estorsione, secondo l’accusa, sarebbe stata commessa versando alle due donne, assistenti sugli scuolabus, somme inferiori rispetto a quanto previsto, come stipendio, nel contratto di lavoro stipulato. Isaia avrebbe attuato il “taglieggiamento” prospettando alle dipendenti la possibilità (nell’atto d’accusa si parla di “larvata minaccia”) della perdita del posto di lavoro. Possibilità giustificata con il contesto di grave crisi economica e occupazionale. L’indagine è stata condotta dalla sezione di pg della Guardia di finanza della Procura di Marsala e coordinata dall’ex procuratore Alberto Di Pisa e dal sostituto Antonella Trainito. La sentenza della Cassazione ha reso definitiva anche la condanna al risarcimento del danno (da liquidarsi davanti al Tribunale civile) in favore delle due parti civili, S.I. e S.C., rappresentate rispettivamente dagli avvocati Katia Adamo e Rosa Angelo Tumbarello. Nell’ottobre 2012, quando il caso venne fuori, il commercialista accusato di estorsione si difese affermando: “Solo due lavoratrici dicono di avere ricevuto un trattamento economico non conforme alla legge”. Poi, si chiese “come mai, visto che i fatti contestati risalgono al periodo 2005/2007, hanno sporto denuncia nel 2011?”. Lo stesso interrogativo lo ha posto, poi, davanti al giudice, l’avvocato difensore Paolo Paladino nel corso della sua arringa, invocando per il suo cliente l’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”. Il legale sottolineò, inoltre, che “la minaccia alla base dell’estorsione deve apparire tale” (per il difensore non sarebbe evidente) e che era prassi “versare, ogni mese, ai dipendenti un acconto in contante per poi dare il resto con la busta paga”. Argomentazioni che, evidentemente, non sono state sufficienti a controbattere quelle dell’accusa.