Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
06/03/2019 09:01:00

La fake news della "tempesta emotiva" che dimezza la pena del femminicidio

 Da alcuni giorni nei giornali e in televisione non si parla d'altro, con fior di indignazione sui social: un uomo ha avuto dimezzata la pena per aver ucciso una donna, conosciuta un mese prima e con la quale aveva iniziato una relazione, perchè i giudici di appello hanno ritenuto che l'assassino abbia agito in preda ad una "tempesta emotiva". 

I giudici avrebbero deciso di ridurre la pena da 30 a 16 anni nei confronti dell’uomo affermando che una “tempesta emotiva” determinata dalla gelosia può attenuare la responsabilità di chi uccide. Da qui le polemiche.

Ma in realtà non è così. 

«È gravissimo oltre che inaccettabile che nel 2019 la sentenza di un tribunale consideri la gelosia sotto le mentite spoglie di una ‘tempesta emotiva’ un’attenuante per l’omicidio di una donna» hanno dichiarato le senatrici e i senatori del M5S che presiedono alla commissione d’inchiesta sul femminicidio. 

Ma invece la storia è un'altra. Basta leggere la sentenza. Innanzitutto, i giudici di appello di Bologna hanno confermato l'aggravante dei futili motivi per l'omicida. E scrivono esattamente l'opposto di quello che riportano i giornali. Lo stato di gelosia  avrebbe determinato nell’omicida ciò che lo psichiatra incaricato della perizia ha definito “una soverchiante tempesta emotiva e passionale’ che in effetti si manifestò subito dopo anche con il teatrale tentativo di suicidio”. 

E allora perchè la pena è stata ridotta? Semplice, i giudici hanno accolto altre attenuanti: il fatto che l’omicida ha confessato e ha iniziato a risarcire la figlia della vittima, dando prova di un comportamento che “lascia intravedere una presa di coscienza dell’enormità dell’azione compiuta”.

Da qui la determinazione della pena, secondo i principi di legge. E invece, cosa si legge? "Si spalancano le porte al ritorno del delitto d'onore...". Ma quando mai...