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06/03/2019 09:48:00

Bancarotta fraudolenta e frode: arrestato un grosso rivenditore di casalinghi ad Alcamo

Un grosso rivenditore di casalinghi e detersivi di Alcamo è stato arrestato dalla Guardia di Finanza. L'accusa è di bancarotta fraudolenta, con l'occultamento dei proventi della società in un sistema di scatole cinesi, per evadere le tasse.

Il guadagno illecito calcolato è in oltre un milione di euro.

Ecco il comunicato della Finanza: 

 Nella mattinata odierna i militari della Guardia di Finanza di Alcamo hanno eseguito un’ordinanza applicativa degli arresti domiciliari nei confronti di un imprenditore alcamese, indagato per reati di bancarotta fraudolenta ed intestazione fittizia di beni. Sono altresì in corso di esecuzione diverse perquisizioni presso abitazioni e sedi di società riconducibili ad ulteriori indagati.

Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trapani, hanno riguardato 10 soggetti indagati per bancarotta fraudolenta, frode fiscale, intestazione fittizia di beni e illecito trasferimento di denaro. I finanzieri alcamesi hanno scoperto un complesso sistema criminale caratterizzato dalla creazione di numerose società dedite alla vendita al dettaglio di casalinghi, dalle quali con sistematicità venivano sottratte illecitamente grandi quantità di beni e denaro attraverso strumentali operazioni aziendali e finanziarie.

Le investigazioni sono state avviate in seguito al fallimento di una società dell’arrestato. I finanzieri, infatti, hanno accertato che ingenti somme di denaro dell’azienda, da utilizzare per il pagamento di fornitori e dipendenti, venivano trasferite sui conti correnti personali dell’imprenditore, per poi essere illecitamente impiegate per finanziare due nuove attività commerciali intestate a soggetti prestanome e nullatenenti.

Mirate intercettazioni telefoniche hanno fatto emergere un collaudato sistema fraudolento realizzato dal soggetto arrestato, grazie alla complicità di un noto consulente fiscale alcamese e di alcuni imprenditori operanti nella Provincia di Trapani e Palermo. Il gruppo criminale, con risorse provenienti da aziende precedentemente fallite, provvedeva a creare nuove attività commerciali intestandole a soggetti nullatenenti, i quali dovevano esclusivamente firmare i documenti di costituzione delle società.
Successivamente, gli indagati sottraevano la merce in magazzino e gli incassi delle vendite, senza talvolta pagare gli stipendi ad alcuni ignari dipendenti delle società, determinandone sistematicamente la crisi ed il conseguente fallimento.

L’analisi della documentazione contabile e le indagini bancarie effettuate nei confronti dei soggetti coinvolti hanno permesso complessivamente di quantificare un guadagno illecito pari a oltre euro 1.200.000, che il soggetto arrestato ha dirottato in una società immobiliare ed in un’altra società esercente l’attività di ristorazione, entrambe fittiziamente intestate ad alcuni familiari.

Le indagini, inoltre, hanno riguardato anche un compiacente imprenditore napoletano, principale fornitore delle citate società, il quale, tramite simulate operazioni commerciali, determinava un vertiginoso aumento dei debiti e favoriva rapide e concordate crisi aziendali. Il successivo fallimento delle società garantiva all’imprenditore campano un ingente risparmio fiscale connesso ai crediti non incassati, unitamente al trasferimento “sotto-banco”, in accordo con gli altri complici, di partite di merce già oggetto
di fatturazione alle società fallite a favore di altre società riconducibili ai medesimi indagati.
Le attività di indagine in rassegna confermano l’efficace impegno della Guardia di Finanza trapanese, sotto la costante e puntuale direzione della locale Procura della Repubblica, nella lotta ai fenomeni criminali che alterano le regole dei mercati e la libera concorrenza, poiché le descritte condotte delittuose non solo determinano gravi ed ingenti perdite per l’Erario, ma danneggiano l’intero sistema economico locale e regionale a discapito dei legittimi interessi di onesti imprenditori e cittadini.