Nino Papania, ex senatore del Pd. Non sono tempi facili per questo partito che lei ha lasciato dal 2013, dopo le primarie nazionali gli assetti saranno diversi, cosa accadrà in provincia di Trapani?
Nel 2013 non fui candidato alle elezioni nonostante avessi stravinto le primarie. Fui però mantenuto nella Direzione Nazionale che approvò le li liste e ne rimasi componente fino alle primarie nelle quali fu eletto Renzi. Successivamente non ho più rinnovato la tessera di partito ed in verità non ne ho preso di nessun partito. Non sono tempi facili per la politica dei partiti come erano costruiti un decennio fa. Le ultime primarie hanno consegnato al Pd un nuovo segretario che spero sappia indicare una linea politica non equivoca, chiara, ancorata a precisi riferimenti culturali, ad una visione strategica della società, ad alleanze chiare. In provincia di Trapani manca una leadership unanimemente riconosciuta. Penso che, finché Tranchida non deciderà di assumerne la guida, una gestione plurale affidata ad un gruppo di persone nuove potrebbe riconciliare il Pd con il territorio.
La politica è mutevole, ritorna alla ribalta la questione morale che dentro al Pd è sempre stata a doppio binario: con alcuni garantisti con altri giustizialisti. Dove andrà così il partito?
La Costituzione prevede che una persona è innocente fino a condanna definitiva. I partiti, anche il Pd, hanno un codice etico. Lo riesaminino, lo approvino secondo le idee della maggioranza del partito e lo applichino rigorosamente per tutti. Le decisioni a corrente alternata non fanno bene a nessuno.
Lei non è mai stato arrestato e non ha condanne definitive, nelle aule di Tribunale si sta difendendo con soldi suoi e la sua faccia. Il Partito Democratico è stato ingrato con lei, può dirlo?
ll Partito nel quale ho militato, Partiti Popolare Italiano, Margherita DL, Partito Democratico, passando per l’Ulivo, mi ha regalato tante soddisfazioni e numerosi successi per i quali sono grato. Ad un certo punto ha fatto scelte che a mio avviso erano poco giuste. Ma non credo di potere e dovere recriminare. La responsabilità penale è soggettiva ed è nei processi che ci si difende. Il politico dovrebbe non solo essere ma anche apparire candido. Ed io non lo sono stato. Mi assumo, pur sentendomi in coscienza pulito, le mie responsabilità. La politica, tuttavia, è agire collettivo e se vi sono ipotesi di reato collegate all’attività istituzionale o che vanno comunque a beneficio di qualcuno, è evidente che qualcosa non quadra se non ci sono condivisioni almeno morali. Ecco, in questo senso forse può non esserci stato un partito ingrato ma ci sono state e ci sono persone ingrate. Così è la vita però. Senza rancore.
Se dovesse fare una scelta immediata con un ingresso in politica, da che parte guarderebbe? Tornerebbe ad abbracciare i suoi vecchi compagni di partito?
Non è una scelta, al momento, nemmeno immaginabile. Penso che ci sia, per chi vuole, un grande spazio politico da occupare. In Sicilia si potrebbe ipotizzare un Partito che, sul modello del Partito Sardo, abbia i numeri per governare la Regione e si possa alleare a livello nazionale a tutela della Regione. Nel Paese, finché permane il sistema proporzionale, per gli europeisti c’è ampio spazio per organizzare aggregati socialdemocratici, civici, moderati e liberal-riformisti. A me continuano a piacere le idee di Aldo Moro.
Nuove fasi e aperture verso il centro per una parte dei renziani, per altri invece c’è la chiusura. La favola e l’appello all’unità sappiamo che portano altri venti di guerra, si andrà a scissione dopo le europee del 2019?
Le Europee, a mio avviso, porteranno qualche punto percentuale in più al Pd se riuscirà a proporre candidature plurali e che tengano conto delle differenze. Dopo le Europee penso che Zingaretti dovrà decidere una direzione di marcia. Se punterà a ricostituire un centrosinistra ovviamente diverso da come era in precedenza ed anche allargato alle tante liste civiche che ci sono nel Paese, c’è spazio per una implosione ed una nuova organizzazione. Il vecchio centrosinistra con il modello elettorale attuale non vince. Resiste ma non vince, come in Sardegna ed in Abruzzo. Per immaginare nuovi percorsi ci vogliono anche nuovi protagonisti.
Rossana Titone