Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
15/03/2019 06:00:00

Marsala, omicidio Mirarchi. Ecco perché è stato condannato Girgenti

 Silvio Mirarchi, maresciallo dei Carabinieri di Marsala, viene colpito mentre si trova in servizio con un collega, nelle campagne di contrada Ventrischi, poco dopo le 21.30 del 31 maggio 2016.

Morirà il giorno dopo, alle 16.30 dopo vani tentativi di salvargli la vita. Ha fatto parecchio danno quel proiettile che si è infilato vicino l'aorta. Ieri abbiamo raccontato cosa è successo quella notte come riportato nella sentenza del processo di primo grado sull'omicidio Mirarchi.
Una sentenza che condanna all'ergastolo Nicolò Girgenti, bracciante di Marsala, unico indagato e condannato per l'omicidio del carabiniere, nonostante tutto fa intendere che ci fossero altre persone a sparare contro Mirarchi e l'appuntato Cammarata.

 

Perchè è stato condannato Girgenti?

Il contesto. Il giorno successivo alla sparatoria i carabinieri scoprono che nelle vicinanze una maxi piantagione di marijuana. Sei mila piante, coltivate nelle serre gestite da una cooperativa agricola. Della stessa cooperativa Nicolò Girgenti era presidente fino a qualche settimana prima. Per incomprensioni sui corrispettivi per la coltivazione della marijuana Girgenti si tirò fuori dall'affare. Ma secondo quanto emerge dalla sentenza quella notte avrebbe voluto intrufolarsi nelle serre di marijuana per rubare un po' di erba per rifarsi del maltolto. La sorte ha voluto che quella serra fosse vicino all'azienda agricola che Mirarchi e Cammarata stavano sorvegliando su disposizione della Procura che aveva ricevuto una denuncia per furto di ortaggi dallo stesso proprietario.

Girgenti viene sentito il giorno dopo il fattaccio, anche perchè abita lì vicino. Da quel momento viene controllato, vengono controllati i suoi spostamenti, il suo telefono, quelli dei familiari. E' uno dei sospettati. Viene fermato il 22 giugno, venti giorni dopo l'assassinio del maresciallo capo della stazione di Ciavolo. Per gli inquirenti non c'è dubbio, è lui l'assassino. In primo grado il tribunale darà ragione. Tutto si basa, oltre che sugli spostamenti e su alcune cose dette a telefono, soprattutto sulle prove scientifiche raccolte dai Ris di Messina. Su tutte le tracce di elementi presenti nella polvere da sparo nei suoi indumenti.

Girgenti si trovava sul luogo del delitto quella sera. Lo dicono i dati sul suo telefono cellulare e sulla sua auto.
Infatti il telefono di Girgenti aveva “agganciato” per il'intero corso della serata le celle comprese nella zona delle sere. Nell'orario in cui è avvenuta la sparatoria, tra le 20.45 e le 21.55, sull'utenza di Girgenti non veniva generato alcun traffico, né in entrata né in uscita. Infine alle 21.55, pochi istanti dopo la sparatoria, Girgenti aveva riacceso la propria auto tenendola in moto fino alle 22.10.


Assieme ad altri due complici, tuttora ignoti, Girgenti ha sparato verso Mirarchi e l'appuntato Cammarata.
Una conclusione a cui si arriva attraverso diversi elementi raccolti in fase di indagini e confutati nel processo che si è celebrato a Marsala. Girgenti ha sparato, perchè sul suo corpo e sui suoi vestiti c'erano tracce di polvere da sparo. Nei giorni successivi all'accaduto i Ris di Messina hanno infatti effettuato lo “Stub”, la rilevazione di particelle.

Ed è stato accertato che:

“sulle regioni corporee di mano, braccio, avambraccio, collo e guancia sinistri del Girgenti veniva rinvenuta una particella G.S.R., ossia una molecola che caratterizza, in maniera peculiare e univoca, il residuo di polvere da sparo, oltre a 50 particelle che, per loro composizione e morfologia, sono compatibili con le suddette polveri, ma possono pure rinvenirsi nell'ambito di svariate attività umane; sulle regioni corporee di mano, braccio, avambraccio, collo guancia destri del Girgenti, pure in assenza di residui propri dello sparo, si riscontravano circa 60 particelle compatibili; sull'intero cambio di vestiti indossato dall'imputato la sera del delitto( camicia, pantaloni e maglietta) si individuavano, 10 particelle G.S.R. e 300 particelle complessivamente, compatibili; lo stesso elevato numero di particelle compatibili veniva rilevato sugli altri indumenti analizzati, contenuti nel medesimo cesto della biancheria consegnato dal Girgenti ai Carabinieri la notte dell'omicidio”.

A colpire a morte il maresciallo Mirarchi è stata una pallottola calibro 9x19 mm, sparata da una pistola Star BS. E' quello che hanno scoperto i Ris facendo gli esami balistici. Sul luogo della sparatoria sono stati trovati 3 tipi di bossoli, 8 di questi erano di una 9x19 mm sparati da una semi automatica. Le armi non sono state mai trovate. Ma per i periti le tracce di polvere da sparo trovati addosso a Girgenti sono compatibili con quelli utilizzati dalle semi automatiche che sparano i proiettili 9x19, gli altri colpi invece erano stati sparati da dei revolver.

Girgenti si è sempre detto innocente. Ha ammesso di aver avuto delle questioni con i referenti per la piantagione di marijuana. Una tragica coincidenza, un tragico destino. Girgenti è stato condannato all'ergastolo, e a risarcimenti cospicui per i familiari di Mirarchi. Ma è il solo, l'unico che sta pagando. La sentenza ci dice chiaramente che quella notte c'erano altre persone. Chi fossero è ancora da scoprire.