Una donna trapanese di origine pantesca (G.R., di 38 anni) è stata condannata dal giudice Patrizia Satariano ad un anno di reclusione, con pena sospesa, nonché al pagamento di un risarcimento danni di 2 mila euro alla parte civile, per “abuso di mezzi di correzione”.
Il 3 dicembre del 2014, avrebbe picchiato la figlia, che all’epoca aveva 10 anni, in maniera selvaggia. “In occasione di un rimprovero”, si contesta nel decreto di citazione diretta a giudizio firmato dal pm Franco Belvisi, avrebbe “percosso” la bambina.
E in particolare, “tirandole i capelli e colpendola alle ginocchia con una paletta di legno, con ciò cagionandole lesioni personali consistite in un riferito trauma cranico non commotivo nonché in una contusione al ginocchio sinistro”.
A difendere la donna è stato ll’avvocato Giuseppina Montericcio, mentre a rappresentare la parte civile è stato l’avvocato Giulio Vulpitta. La vicenda si inquadra in una tormentata storia familiare fatta di forti contrasti tra la donna condannata e l’ex marito (M.B.), condannato a sua volta con l’accusa di avere maltrattato, minacciato e picchiato la moglie in più di una circostanza. Successivamente, però, è stata la moglie ad essere rinviata a giudizio per stalking insieme al suo nuovo compagno. Il processo è ancora in corso. Gli atti persecutori sarebbero stati commessi in danno di M.B., della sua nuova compagna e dei tre figli, minori, nati dal matrimonio andato in frantumi.