Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
28/03/2019 08:28:00

Marsala, Pm invoca condanne a 7 e a 4 anni di carcere per estorsioni

 Pene esemplari sono state invocate dal pm Giulia D’Alessandro per un marsalese, Gaspare D’Aguanno, di 33 anni, e un petrosileno, Giuseppe Bonafede, di 38, processati in Tribunale con l’accusa di estorsione.

Per D’Aguanno sono stati, infatti, chiesti sette anni di carcere, mentre quattro anni è stata la richiesta per Bonafede. I due imputati erano stati arrestati dai carabinieri nel maggio 2017.

Secondo gli investigatori, l’estate precedente, dopo aver avvicinato il cliente di un bar, lo avrebbero minacciato per farsi consegnare 100 euro. Dopo aver ottenuto 50 euro, tutto il denaro che il ragazzo aveva con sé, si allontanarono.

A D’Aguanno, figlio e fratello di due presunti mafiosi arrestati nell’operazione “Visir” del 10 maggio 2017 (Vincenzo e Alessandro D’Aguanno, il primo già condannato dal gup di Palermo a 12 anni e 8 mesi), furono contestati altri due reati commessi nel settembre 2016. Secondo gli investigatori, si era reso responsabile di rapina e danneggiamento ai danni di un bar di contrada Fornara (i D’Aguanno sono della zona di Strasatti) quando, dopo essersi impossessato di 50 euro dal registratore di cassa, avrebbe danneggiato alcuni frigoriferi e una vetrina per guadagnarsi la fuga. A difendere i due imputati sono gli avvocati Luigi Pipitone (per D’Aguanno) e Antonino Zichittella (per Bonafede). La sentenza potrebbe essere emessa l’11 aprile. Il mese scorso, sono stati ascoltati il titolare del Bar Sandokan di Petrosino, Michelangelo Sanguedolce, e Alessandro D’Aguanno. Il primo, in particolare, ha reso una testimonianza non proprio in linea con quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche effettuate dai carabinieri. Sanguedolce ha dichiarato che sapeva che prima o poi Gaspare D’Aguanno gli avrebbe restituito i soldi che gli chiedeva. Sarebbero stati, insomma, dei piccoli prestiti. Al teste presunta vittima di estorsione, però, il presidente Vito Marcello Saladino ha fatto più volte notare che dalle intercettazioni emerge una verità sostanzialmente diversa. Al telefono, infatti, Sanguedolce, parlando prima con Alessandro D’Aguanno e poi con il petrosileno Marco Buffa (il secondo arrestato lo scorso anno nell’operazione antimafia “Annozero” e poi scarcerato) diceva che non ne poteva più delle ripetute richieste di denaro di Gaspare D’Aguanno.