Gioacchino Veneziano segretario generale della Uil Polizia Penitenziaria. Ci vuole spiegare che cosa è accaduto nel carcere di Trapani nei giorni scorsi?
Purtroppo un detenuto ha avuto un malore e successivamente è morto. Potrebbe essere un infarto. Abbiamo saputo che ci sarà un'autopsia. Purtroppo non c’è stato nulla da fare nonostante il pronto intervento del personale sanitario.
Veneziano, cosa ci dice riguardo alla notizia girata su facebook in cui si diceva che, Carmelo Bonetta, chiuso nel carcere di San Giuliano per l’omicidio della marsalese Nicoletta Indelicato, era stato picchiato dalle guardie penitenziarie. Chiariamo questa cosa che, peraltro, è già stata smentita?
Non c’era bisogno di chiarire perché il corpo di polizia penitenziaria è un corpo dello Stato che si attiene alla custodia e alla salvaguardia di qualsiasi tipo di detenuto. Non è contemplata nessuna azione di questo tipo e rigetto qualsiasi dichiarazione del genere. Noi ci atteniamo solo ai procedimenti dettati dalla magistratura.
Veneziano, il padiglione femminile al San Giuliano è chiuso giusto?
Sì, è chiuso per ristrutturazione da alcuni anni.
Quando ci fu il caso analogo con Savalle che uccise la moglie, lei la compagna di Savalle fu detenuta al San Giuliano?
Sì, lei sì. Allora è uscita questa stessa notizia. Ci sono purtroppo delle leggende metropolitane sul lavoro dei poliziotti penitenziari. Noi della Uil abbiamo uno slogan che dice: “buttiamo giù queste mura per far vedere come lavoriamo”. Il nostro compito è quello di custodire chiunque sia stato raggiunto da un provvedimento di restrizione della libertà personale e per qualsiasi reato si sia macchiato, poi, ovviamente, alcuni vengono messi in sezioni protette e dunque l’amministrazione tiene maggiormente alla tutela e alla salvaguardia di questi soggetti.
In carcere c’è gente che legge, che si informa, che ha emozioni e che sa esprimerle, poi ci sono anche gli ergastolani, ma c’è una umanità che non ci si aspetta per quella che è la nostra concezione di carcere. Bisogna dire e portare alla luce questo aspetto.
L’opinione pubblica italiana, per ora, prendendo ad esempio il Bonetta, vorrebbe fucilarlo. Il sistema penitenziario italiano prevede che all’ingresso del carcere rispetto a quello che è accaduto nei momenti dell’arresto, il detenuto acquisisce tutti i diritti: al colloquio, a telefonare alla famiglia, ecc. Quando sentiamo dire “devono marcire in galera”, noi ricordiamo che l’articolo 27 della costituzione dice che la pena è rieducativa e non afflittiva.