Una giustizia ingolfata, alle prese con carenze di organico e utilizzata come espediente per non pagare le imposte (tra le quali quelle sulla spazzatura o il bollo auto) o, quanto meno, per ritardarne la riscossione. Un sistema in attesa di una riforma (promossa da tutti gli esecutivi recenti ma mai portata a termine) ed, inoltre, impreparato ad accogliere il processo telematico (in vigore dal primo luglio 2019) definito «un azzardo» dal presidente della commissione siciliana, Giuseppe Savoca che ha tenuto la sua relazione ad apertura dell'anno giudiziario nell'aula magna della facoltà di giurisprudenza di Palermo.
Si parte dalla carenza di personale. Per Savoca «un progressivo, rilevante e continuo flusso di trasferimenti, di assunzioni di funzioni superiori, di cessazioni dal servizio per limiti di età o per altre ragioni, cui si è anche aggiunto un numero crescente di dimissioni che hanno specificamente interessato i magistrati ordinari, ha determinato condizioni di assoluta emergenza alla quale non è stato posto alcun rimedio e che, quale primo risultato, ha avuto quello di rendere necessaria la contrazione del numero delle sezioni attive, con il congelamento progressivo di ben otto sezioni». Al 31 dicembre 2017, osserva Savoca, degli 84 giudici previsti ne sono rimasti in organico solo 29 (-65,4%), con 13 presidenti di sezione e 14 vice presidenti, in totale 56 unità per 13 sezioni attive. In questo contesto nell'Isola è record di ricorsi. «La Giustizia tributaria serve come canale d'affluenza all'evasione fiscale, la gente fa ricorso per ritardare il pagamento di imposte dovute», sottolinea Savoca. «La sopravvenienza di 15.497 ricorsi da gennaio a giugno 2018, che sommati alla straordinaria giacenza di 97.098 ricorsi alla fine del 2017, con il computo di 23.681 procedimenti definiti nell'anno, determina la pendenza “mostruosa” di 88.914 ricorsi, il doppio della seconda in classifica, la Calabria, che ne conta 45.389».
«La Sicilia è la prima commissione in Italia per sopravvenienze. Questo significa che c'è un'anomalia di flusso, probabilmente per diluire i pagamenti. In Sicilia c'è un modo per evadere le tasse, ovvero fare ricorso fino all'ultimo grado di giudizio anche per piccole somme, per esempio per non pagare le tasse sulla spazzatura», ha detto Savoca. Record provinciale a Catania, con 39.572 cause pendenti, 15.705 a Siracusa, 11.646 a Palermo e 11.217 a Messina. Proprio a Catania, ha aggiunto «su un bacino di 1,2 milioni di contribuenti solo il 37% della popolazione presenta la dichiarazione dei redditi» e l'alto tasso di litigiosità fiscale «è utilizzata per ritardare la riscossione o puntare su esiti favorevoli, anche i più improbabili e per importi minimi».
Va anche segnalata, ha spiegato «quasi per tutte le Commissioni provinciali la contrazione dell'arretrato, la riduzione delle pendenze in percentuale significativa» (con in testa Enna -30,9% e Messina -27,4%). Un passaggio della relazione è stato dedicato al possibile trasferimento degli uffici della commissione dal centro di Palermo ai locali di via Titina de Filippo, operazione decisa dal Mef (dal quale dipende la giustizia tributaria) per ridurre i costi «scelta sganciata da una definita progettualità» per Savoca. Una interlocuzione in merito è stata aperta dal vicepresidente della Regione Gaetano Armao con l'esecutivo nazionale. Infine la riforma nazionale in discussione in Parlamento: «Va ben evidenziata l'indicazione unanime di mantenere la giurisdizione tributaria quale giurisdizione speciale», ha spiegato Savoca, «e di affidare alla presidenza del Consiglio dei ministri l'organizzazione e la gestione degli organi giudiziari, reclutati di ruolo, almeno in larga parte».