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16/04/2019 06:00:00

Aeroporto di Birgi. O si salva, o si chiude. I piani della Regione

Mai come adesso regna l’incertezza sul futuro dell’aeroporto di Trapani Birgi. Lo spettro della chiusura, della liquidazione, si fa più minaccioso. Un aeroporto in perdita, che ha i voli ridotti al minimo, con una governance in difficoltà, la Regione che non sa come fare per risollevare la società di cui è proprietaria al 99,9% e che va verso la liquidazione, il presidente di Airgest che va verso l’addio, Musumeci che cambia idea. In tutto ciò monta sempre di più la protesta di operatori del turismo, cittadini, che non vogliono veder morire il “Vincenzo Florio”.

Facciamo un passo indietro.
Cominciando con la questione dei voli. La scorsa settimana sono arrivate le offerte per la trattativa negoziata per i voli su Birgi per il prossimo triennio. Si tratta delle rotte non assegnata nel primo bando, andato praticamente deserto. Sono rimasti 11 milioni da spendere, ma le compagnie che hanno presentato offerte sono solo quattro e non sono tra le più blasonate, anzi. C’è anche una tv di Urbino.... Un vero flop, insomma, anche il secondo tentativo di comprare voli per Birgi. ia di Trapani fotografano una realtà diversa rispetto a quella che ci si aspettava.

Ma a preoccupare è l’assenza di una strategia per il rilancio dello scalo trapanese. Soprattutto perchè c’è una governance che a questo punto diventa instabile e l’aeroporto di Trapani Birgi rischia di andare in liquidazione.
Nei giorni scorsi sono arrivate importanti dichiarazioni di Paolo Angius, presidente di Airgest, e di Nello Musumeci, presidente della Regione che ha il 99.9% delle quote della società che gestisce lo scalo. Dichiarazioni da “si salvi chi può”. Ma quello che rischia di non salvarsi è il “Vincenzo Florio”.


Paolo Angius ha detto di essere pronto a liquidare tutto. “A giugno metto in liquidazione la società di gestione dell’aeroporto di Trapani - ha ammesso Angius - : senza un piano industriale dei soci, e senza chiarezza sul futuro, devo farlo subito prima di incorrere in passività”. Dichiarazioni che sembrano mettere la parola fine alla storia di un aeroporto che, grazie a Ryanair, aveva quasi due milioni di passeggeri.
L'unica soluzione è che la Gesap, la società che gestisce l'aeroporto di Palermo, entri in Airgest, accollandosi anche i debiti, ma il Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, ha detto chiaramente di non essere intenzionato a rilevare Trapani.


Sull’aeroporto di Birgi è intervenuto, in maniera un po’ incerta, il presidente della Regione Nello Musumeci. Prima a Marsala e poi ad Erice agli stati generali del turismo il governatore siciliano ha spiegato quali sarebbero le intenzioni del suo governo. Il tutto contornato da un “lasciateci lavorare” che il governo ripete da troppo tempo e che non fa stare tranquilli operatori e cittadini.

 

 

 

 


"Finiamola con il luogo comune dell' Aeroporto di Birgi. E' un problema che ci siamo trovati appena insediati, abbiamo tirato fuori decine di milioni di euro. I turisti arrivano non solo per la presenza dell'aeroporto. Per una compagnia aerea è difficile scegliere Birgi, quando c'è Palermo a 80 chilometri di distanza. Il comune di Palermo non è intenzionato a fare asse con Birgi. Se Palermo non accetta apriremo una trattativa con Catania. Non si dica più che i turisti arrivano solo se c’è un aeroporto. I turisti arrivano solo se c’è una qualità di servizi, una offerta turistica adeguata" sono state le parole di Musumeci. Poi il presidente della Regione ad Erice ha detto - davanti a chi lo contestava del comitato #sevolovoto - di voler fare di tutto per salvare l’aeroporto, a costo di una fusione con Catania. "Angius sta andando via" ha poi detto Musumeci rispondendo alle dichiarazioni del presidente di Airgest sulla messa in liquidazione della società. Sarà quindi Angius la vittima sacrificale di tutta questa faccenda.

“Fino a quando l'aeroporto di Birgi non sarà in condizione di camminare da solo, la Regione lo sosterrà" ha detto il presidente Musumeci alla chiusura dei lavori de "Gli stati generali del turismo" di Erice. Parlando della società di gestione dello scalo aereo, Airgest, ha aggiunto che "non è il liquidazione" ed il presidente del Cda, Paolo Angius, "non lo ha autorizzato nessuno a parlare di liquidazione della società ".


Musumeci dopo aver fatto marcia indietro nel pomeriggio di sabato scorso ha concordato con il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, di incontrarsi nei prossimi giorni per parlare di un eventuale ruolo di Punta Raisi nel salvataggio di Birgi.


Ma tra i piani c’è un nuovo intervento pubblico,
con soldi regionali per ripianare i conti in rosso, e poi l’apertura ai privati. Per l’assessore alle infrastrutture Marco Falcone dopo i 12 milioni e mezzo messi dalla Regione, dopo i 23 per le tratte sociali con la continuità territoriale, dopo la trattativa per il co-marketing, si potrebbero coinvolgere i privati nella gestione del lato commerciale e pubblicitario dell’aeroporto. Se le cose con Palermo non dovessero andare bene ci potrebbe essere all’orizzonte un accordo con la Sac, la società che gestisce gli scali di Catania e Comiso.
Continua a macinare adesioni intanto il movimento di protesta nato a Trapani e Marsala per chiedere interventi concreti per il rilancio di Birgi. Una petizione che sta avendo migliaia di adesioni che porta l’hashtag #sevolovoto, e che parla chiaro ad una classe politica accusata di non aver fatto nulla per il Vincenzo Florio. Un aeroporto in fase morente. Bastonato da una governance poco chiara, troppo dipendente con la politica, e con i giochi delle compagnie low cost, su tutti Ryanair che ha scelto di spostarsi a Palermo che paga fior fior di quattrini a passeggero.


Intanto, per un aeroporto a rischio chiusura come quello di Birgi, altri possono nascere in Sicilia. E precisamente a Centuripe, Comune nei pressi di Enna, al centro dell’Isola. Ieri infatti è stata presentata ad Enna la società Viktoria Aviation Group, guidata da un magnate italo australiano, che vorrebbe realizzare un enorme aeroporto ad Enna. Un aeroporto intercontinentale con annessi grandi servizi di manutenzione. I soldi non sono un problema, dice il magnate italo australiano Peter Iellamo. L’aeroporto di Enna sarebbe un completamento di Catania. Un progetto che era stato già pensato anni fa, quando un gruppo cinese fece un sondaggio ma si scontro con la burocrazia siciliana e le resistenze di Palermo.