E’ stata avviata, a Palermo, davanti al gup Cristina Lo Bue, la requisitoria nel processo alle 14 persone coinvolte nell’operazione antimafia “Annozero” (blitz del 19 aprile 2018) che hanno scelto il giudizio abbreviato.
A rappresentare la pubblica accusa è il pm della Dda Francesca Dessì. Imputati sono Nicola Accardo, 54 anni, ritenuto il capomafia di Partanna, Antonino Triolo, di 49, anche lui di Partanna, i castelvetranesi Giuseppe e Bartolomeo Tilotta, di 56 e 33 anni, Giuseppe Paolo Bongiorno, di 30, Calogero Guarino, di 49, Leonardo Milazzo, di 40, e Giuseppe Rizzuto, di 39, il mazarese Angelo Greco, di 50, e i campobellesi Filippo Dell’Aquila, di 55, Vincenzo La Cascia, di 71, Mario Tripoli, di 46, Raffaele Urso, di 60, e Andrea Valenti, di 66.
Tra gli avvocati difensori, Gianni Caracci e Francesco Moceri. Nell’indagine è emerso l’interesse del clan anche nel settore delle scommesse on line, oltre ai reati di estorsione e danneggiamenti.
Le indagini, inoltre, nel tempo hanno individuato ai vertici del mandamento mafioso di Castelvetrano altri due cognati di Matteo Messina Denaro, Filippo Guttadauro e Vincenzo Panicola, poi il fratello Salvatore Messina Denaro, e quindi il cugino Giovanni Filardo. E ancora la sorella Patrizia Messina Denaro e i nipoti Francesco Guttadauro e Luca Bellomo. Lo scorso 5 aprile, il gup Lo Bue ha rinviato a giudizio davanti il Tribunale di Marsala altri 18 presunti mafiosi o fiancheggiatori di Cosa Nostra nel Belicino coinvolti nell’operazione “Annozero”. Ventidue furono, allora, i provvedimenti di fermo emessi su richiesta della Dda. Tra questi, uno anche per il superlatitante Matteo Messina Denaro, la cui posizione, però, lo scorso 21 febbraio, è stata stralciata dal gup Lo Bue in quanto “irreperibile”, con rinvio al 21 febbraio 2020. Ad essere stati rinviati a giudizio (prima udienza del processo, davanti il Tribunale di Marsala, il prossimo 28 maggio) sono stati due cognati del boss latitante, e cioè Gaspare Como e Rosario Allegra, rispettivamente di 50 e 65 anni, nonché Gaspare Allegra, di 35, Vittorio Signorello, di 56, Giuseppe Tommaso Crispino, di 66, Calogero Giambalvo, di 43, Carlo Lanzetta, di 71, Giuseppe Orlando, di 50, Anna Maria Orlando, di 40, Nicola Scaminaci, di 46, e Carlo Cattaneo, di 34, operante del settore delle sale giochi e scommesse on line, tutti di Castelvetrano, Dario Messina, di 34, nuovo presunto “reggente” del mandamento di Mazara del Vallo, Giovanni Mattarella, di 53, genero del defunto boss Vito Gondola, Bruno Giacalone, di 58, Marco Buffa, di 46, ritenuti appartenenti alla stessa famiglia mafiosa, Vito Bono, di 59, Giuseppe Accardo, di 35, e Maria Letizia Asaro, di 41, di Campobello di Mazara. A Gaspare Como, in particolare, si contesta un ruolo di vertice. Secondo l’accusa, infatti, il cognato del latitante sarebbe stato designato, per un certo periodo, quale “reggente” del mandamento di Castelvetrano.