Natale è passato da due giorni quando, nel 2016, il cellulare di Antonio Vaccarino squilla.
A chiamare è il colonnello della Dia di Caltanissetta, Alfio Marco Zappalà, l’ufficiale dei carabinieri arrestato nei giorni scorsi insieme all’ex sindaco massone di Castelvetrano e all’appuntato scelto Giuseppe Barcellona (operazione di cui abbiamo parlato nella prima e nella seconda parte di questo nostro viaggio nell’enigma Vaccarino).
I rapporti che la Procura intercetta tra Vaccarino ed il colonnello Zappalà, vengono ritenuti anomali, dal momento che l’ufficiale dei carabinieri stava agendo senza alcuna delega.
Ma le anomalie in questa storia sono diverse. E forse questa telefonata le rappresenta un po’ tutte.
Dall’altro capo del telefono, Zappalà si scusa per non essere riuscito ad incontrare “il professore” prima di Natale.
Poi Vaccarino gli parla della sua convinzione del fatto che “si tende soltanto ad acchiappare la punta della cuspide senza… per meglio evitare di acchiappare l’iceberg... tutto, anche quest’ultimo, quest’ultima incursione, così, raid di qualche giorno fa, è soltanto, è soltanto la prima cosa rispetto a quello che per esempio lei sapeva già!”.
Ma cosa sapeva Zappalà? E perché lo sa anche Vaccarino? Che tipo di informazioni quest’ultimo ha passato, nel corso del tempo, all’ufficiale dei Carabinieri?
“L’ultima incursione”, invece, non può che essere quella relativa all’operazione Ermes 2, avvenuta appunto il 20 dicembre di quell’anno. Cioè una settimana prima della telefonata.
C’è un particolare che non è di poco conto: Zappalà chiama da una linea fissa, il cui numero comincia per 0934, il prefisso di Caltanissetta. E’ un’utenza intestata al Ministero dell’Interno, e fa capo al dipartimento della Pubblica Sicurezza della DIA in via Andrea Costa, 5.
Se l’ufficiale avesse voluto nascondere questo suo rapporto con il Vaccarino, non avrebbe certo chiamato da lì.
Inoltre i due non avrebbero preso sottogamba l’eventualità di essere intercettati. “… Io sono convinto di una cosa, se c’è il povero maresciallo che ascolta – diceva Vaccarino – Io sempre così sono combinato”.
E Zappalà: “Noi salutiamo sempre, va bè a lei sicuramente la intercettano, a me non lo so ma…”.
Certo, la prudenza tornava ad esserci di fronte a determinati argomenti. Ma, almeno in base alle carte dell’ordinanza di custodia, l’impressione non è che i due stessero tramando per agevolare il boss.
Vaccarino infatti aggiunge di avere riferito che “tutto quello che è in mia, di mia conoscenza è riferito… a… ad amici miei, però onestamente mi fido solo di loro, dei miei amici in quanto affetti… in quanto eh… per quanto concerne il funzionamento no assolutamente non mi fido più di nessuno, ma di nessuno davvero perché un amico affettuosissimo a cui voglio bene come un figlio l’hanno mandato di corsa… proprio quando proprio sul… sul punto di … anche lui a Napoli, a dirigere, ma chi dirige? Ma chi dirige?”.
L’amico affettuosissimo - si legge - sarebbe il dottor Giuseppe Linares (che per anni ha dato la caccia al latitante dalla Questura di Trapani) trasferito appunto a Napoli, a capo del centro operativo della Dia.
Sono parole alle quali Zappalà reagisce dicendo che c’è “tutta una regia alle spalle! … omissis… è tutta una regia, infatti io poi con lei questo passo lo farò quando voglio andare via… (ride)”.
E poi c’è il mistero del contenuto delle intercettazioni passate al mafioso Vincenzo Santangelo:
a parte le sgradevoli considerazioni dei due tizi indagati che censurano il comportamento del Santangelo, reo di essersi occupato del trasporto funebre (come abbiamo già raccontato) del pentito Lorenzo Cimarosa, dovrebbe esserci dell’altro.
Dovrebbe esserci qualcosa collegato ai possibili luoghi della latitanza del boss. Al momento però, nulla è dato sapere.
Inoltre, nella telefonata, Vaccarino gli annuncia anche al colonnello che quando verrà il momento della cattura di Messina Denaro, quel giorno vorrà al suo fianco tutti i suoi amici, tra cui lo Zappalà: “Se io arrivo a raggiungere un certo obiettivo, e non dispero sa? Prima ancora di essere operativo in maniera definitiva li voglio tutti qua attorno a me, qua a Palermo od a Bagheria per dire, dove sarà.. ma dico… li vorrò tutti vicini e lo sanno e loro lo sanno”.
“Operativo in maniera definitiva”. In che modo?
Dopo la lettera del boss in cui, avendo appreso del doppio gioco di Svetonio dei primi anni 2000, gli scrive di aver buttato la sua famiglia in un inferno, viene davvero difficile pensare all’eventualità di un’altra sua infiltrazione nella famiglia mafiosa in modo da tendergli una trappola. Ancor meno alla possibilità di "convincerlo a costituirsi".
Eppure, in quella telefonata, così si legge nelle carte del giudice Piergiorgio Morosini, Vaccarino parla della sua intenzione di presentare “richiesta immediata di revisione” in riferimento al processo in cui era stato condannato in via definitiva per traffico di stupefacenti.
Perché “immediata”? Quella condanna risale al 1997. Qual è la scintilla di questa immediatezza?
Vaccarino è davvero convinto di aver fornito informazioni sufficienti da barattarle con una revisione del suo processo?
E’ davvero convinto che queste informazioni sarebbero state usate soltanto parzialmente (“la punta della cuspide”)?
L’ex Svetonio però non scende nel dettaglio. E lascia intendere a Zappalà di avere delle altre cose da riferire: “Ho bisogno... ho, no, no, qui ci sono riferimenti che poi le dico che... ho avuto modo di verificare essere riferimenti diretti che, se solo sapessero a chi tengono bordone, dovrebbero soltanto augurarsi di scomparire nelle più orrende profondità, eppure sono, sono esponenti colleghi suoi...”
Chi sono e a chi starebbero tenendo bordone, secondo Vaccarino, i colleghi dell’ufficiale?
Le anomalie sono tante. Questi ultimi arresti più che fornire risposte, hanno di fatto moltiplicato le domande.
Con chi sta Vaccarino? Quanti ambienti delle forze dell’ordine, anche senza un’investitura ufficiale, si stanno muovendo per catturare Matteo Messina Denaro?
Sono in guerra tra loro?
Davvero ci sono ancora le condizioni per una latitanza alla Provenzano, da parte del boss castelvetranese?
Egidio Morici