Nonostante il settore non navighi in buone acque, in Sicilia sono oltre 1.500 - esattamente 1573 - le nuove imprese artigiane che hanno aperto i battenti nel 2018. «Un dato sicuramente positivo in un momento in cui occorre una maggiore attenzione da parte della politica per favorire lo sviluppo dell'artigianato nella nostra regione», commenta Giuseppe Pezzati, presidente regionale di Confartigianato Imprese Sicilia.
A mettere ai raggi X il settore è l'osservatorio economico di Confartigianato Sicilia: tra le province, Catania è quella con il maggior numero di nuove imprese artigiane (32,4 per cento delle 1.573 iscrizioni totali registrate), seguono Palermo e Messina. Ed è sempre nella città etnea che è possibile rilevare il tasso di natalità più elevato e superiore alla media (2,2 per cento) che tocca quota 3,1 per cento. Segue Ragusa che sale al 2,7 per cento. Non sorridono, invece, Messina (-104), Enna (-84), Palermo (-83) e Agrigento (-76), dove il numero di nuove nate artigiane rispetto a cinque anni fa risulta più basso. A livello provinciale nel 2018 si conta il maggior numero di nuove imprese artigiane, pari a 510, a Catania (32,4 per cento delle 1.573 iscrizioni totali registrate in Sicilia), pari a 293, a Palermo (18,6 per cento), pari a 177, a Messina (11,3 per cento), pari a 170 a Ragusa (10,8 per cento), pari a 127, a Trapani (8,1per cento) e pari a 12, a Siracusa (7,7 per cento).
Nascono nuove imprese ma i giovani si allontanano dal settore. I numeri, infatti, sono in calo. Delle 1.573 nuove imprese, il 37,6 per cento sono gestite da under 35. Rispetto a cinque anni fa, però, l'artigianato registra 523 iscrizioni in meno e in particolare cala la quota di nuove imprese gestite da giovani che prima si attestava al 46,9 per cento. Non va meglio per le quote rosa: sono solo il 15,9 per cento. Gli stranieri, invece, superano di poco il 6 per cento.
Tra gli under 35 una quota rilevante di nuove imprese artigiane è impegnata nelle attività dei servizi di ristorazione (58,6 per cento); altre attività di servizi per la persona (51,8 per cento); attività di servizi per edifici e paesaggio (49,5 per cento); altre attività professionali, scientifiche e tecniche (45,5 per cento). A livello settoriale il tasso di natalità risulta superiore alla media per attività di servizi per edifici e paesaggio (7,9 per cento); attività dei servizi dell'informazione e altri servizi informatici (6 per cento); lavori di costruzione specializzati (3,9 per cento); confezione di articoli di abbigliamento; confezione di articoli in pelle e pelliccia (3,6 per cento), altre attività professionali, scientifiche e tecniche (3,4 per cento); attività di supporto per le funzioni dell'ufficio e altri servizi di supporto alle imprese (2,8 per cento); industrie tessili (2,5 per cento); riparazione, manutenzione ed installazione di macchine ed apparecchiature (2,4 per cento).
Sempre nel 2018 l'artigianato siciliano ha registrato un maggior numero di nuove iscrizioni in 10 settori: lavori di costruzione specializzati (con 469 nuove iscrizioni); costruzione di edifici (186); altre attività di servizi per la persona (139); attività di servizi per edifici e paesaggio (107); commercio all'ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli (77); trasporto terrestre e trasporto mediante condotte (74); attività dei servizi di ristorazione (70); fabbricazione di prodotti in metallo (esclusi macchinari e attrezzature) (69); industrie alimentari (65) e altre attività professionali, scientifiche e tecniche (44).
I segnali di ripresa, seppur timidi, non mancano ma «esiste e non possiamo non tenerne conto - spiega Pezzati - una forte difficoltà da parte delle imprese, il superamento della quale richiede specifiche politiche di accompagnamento sia a livello nazionale che a livello locale per ridurre progressivamente ostacoli e divari tra nord e sud dell'Italia che continuano».
«Il corretto ruolo dei soggetti pubblici - conclude - rappresenta la chiave di volta e la validità della sinergia tra pubblico e privato per allinearsi ai grandi paesi europei e sulla capacità di finanziare le startup. Per riuscire ad aiutare i nostri artigiani occorre partire dalla consapevolezza che l'artigianato e le micro e piccole imprese hanno esigenze diverse rispetto alle grandi imprese, e sviluppare una politica di interventi che pensi innanzitutto al piccolo».