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02/05/2019 10:00:00

Processo Montante, Gioacchino Genchi accusa: "Di Vincenzo è vittima di un complotto"

«Il vero Di Vincenzo è Montante». Gioacchino Genchi avvocato dell'imprenditore Pietro Di Vincenzo, parte civile nel processo contro Antonello Montante, ha detto questa frase in aula. Un'espressione che ha voluto significare il patimento del suo cliente, secondo Genchi «vittima» di un complotto ordito dallo stesso Montante che lo portò a subire un processo. Uno dei tanti «pacti sceleris» che l'ex numero uno di Confindustria Sicilia ha ordito nei confronti dei nemici. Pesanti le accuse di Genchi che ha inoltre accusato Montante di essere il mandante degli attentati di mafia commessi ai danni dell'impresa Di Vincenzo. Ci fu la storia dell'incendio all'escavatore che tenne le prime pagine dei giornali dieci anni addietro. Dall'aula bunker del carcere Malaspina l'avvocato Gioacchino Genchi non esita ad affermare che l'esecutore materiale fu un operaio mandato da Montante. Tutte supposizioni. La parola è passata alle difese.

Il processo con rito abbreviato che si svolge davanti al Gup Graziella Luparello si sta per concludere, sono sei gli imputati che hanno scelto questo rito e dunque dopo i primi due che hanno discusso ieri, sarà la volta degli ultimi tre. Cesare Placanica difensore di Andrea Grassi questore di Vibo Valentia per il quale l'accusa ha chiesto due anni e otto mesi. Ha provato smontare in punta di diritto l'accusa nei confronti del suo cliente funzionario dello Sco ai tempi, ovvero quella di aver passato informazioni fondamentali sulle indagini a carico di Montante. «Manca l'elemento essenziale della scena del crimine -ha detto Placanica-, la fotografia. Non è indicato quando e come le informazioni siano passate a Cavacece, le modalità di tempo e di luogo in cui ciò sia accaduto». Pare che Grassi e Cavacece non avessero rapporti da due anni. Monica Genovese ha trattato la posizione di Marco De Angelis ispettore di polizia per il quale l'accusa ha chiesto 6 anni ed 11 mesi. Lui sarebbe stato quello che avrebbe fatto gli accessi abusivi alla banca dati della polizia su richiesta di Diego Di Simone Perricone sempre per prendere informazioni sui nemici di Montante. De Angelis ha ammesso di averlo fatto ma non sapeva la ragione e dunque non è collegato al sistema, questo l'impianto sul quale si basa la strategia difensiva. La prossima udienza si terrà venerdì.