In poche settimane di mobilitazione sono state raccolte oltre 42 mila firme dal comitato #sevolovoto. Firme raccolte in tutta la provincia di Trapani per chiedere soluzioni concrete per l'aeroporto di Trapani Birgi.
Lo slogan è eloquente: se non arrivano interventi concreti di diserteranno le urne in vista delle elezioni europee. Ristoratori, titolari di strutture ricettive, proprietari di bar, operatori turistici di ogni tipo, ma anche semplici cittadini che hanno a cuore le sorti dello scalo di Trapani Birgi. C'erano loro lunedì a Palermo a farsi sentire. C'erano loro e anche diversi rappresentanti delle amministrazioni comunali del territorio: Trapani, Marsala, Erice, Valderice, Alcamo, Castellammare del Golfo, Favignana, Custonaci , Paceco e altri.
Anche loro, sindaci e assessori, per spingere la causa dello scalo che fino a qualche anno fa faceva quasi 2 milioni di passeggeri l'anno, e adesso ne vede qualche centinaio.
Partiti dalla provincia di Trapani in pullman e con mezzi privati i manifestanti si sono fermati in presidio davanti Palazzo d'Orleans, sede della presidenza della Regione. Un presidio pacifico ma determinato.
Una delegazione poi è salita su, con la speranza di incontrare il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, per consegnare le 42 mila firme raccolte in lungo e in largo in provincia di Trapani. Musumeci non c'era. Le firme sono state consegnate a Carmela Madonia, capo di gabinetto del presidente della Regione, nonché recentemente nominata come membro del cda di Airgest, la società di gestione dello scalo di Birgi al 99,9% della Regione.
Nel frattempo giù in piazza i manifestanti brandivano bandiere e striscioni con lo slogan che sta facendo il giro dei palazzi.
In piazza c'era anche il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida per il quale #sevolovoto non è una sfida alla politica alta e nobile, ma uno schiaffo alla politica del piccolo cabotaggio e all’assenza di vere politiche per le infrastrutture strategiche e per lo sviluppo del nostro territorio, declassata ad ultima provincia d‘Italia nonché periferia della Sicilia occidentale, ma, tuttavia, centrale nello scenario Mediterraneo e nell’Europa che verrà”.
Per Tranchida è chiaro che il presidente della Regione e il sindaco di Palermo, maggiori azionisti delle società di gestione degli aeroporti di Birgi e Punta Raisi, devono avere “il coraggio di sedersi e confrontarsi sul futuro del polo aeroportuale della Sicilia occidentale (e sul sistema siciliano tutto) e guardare negli occhi i trapanesi e i siciliani tutti, chiarendo le loro intenzioni reali, tanto per quanto concerne la creazione paritetica del polo aeroportuale west sicily quanto per evitare che le compagnie low cost impongano le loro strategie economiche e tengano in ostaggio la destinazione turistica”.