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19/05/2019 20:00:00

Salvini e il rosario. Le critiche dal mondo cattolico

 Non era la prima volta che il simbolo religioso compariva in un suo comizio. E, come per le precedenti occasioni, anche stavolta il rosario ostentato ieri da Matteo Salvini a piazza Duomo durante la manifestazione sovranista ha acceso le polemiche. Critiche al leader della Lega sono arrivate dal mondo cattolico: prima padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica («la coscienza cristiana, a mio avviso, dovrebbe sussultare con sdegno»); poi Famiglia cristiana che parla di «sovranismo feticista».

 

«Io sono credente, mio dovere è salvare vite e svegliare coscienze» ha replicato il ministro dell’Interno che si dice «orgoglioso di testimoniare, con azioni concrete e con gesti simbolici, la mia volontà di un’Italia più sicura e accogliente, ma nel rispetto di limiti e regole». Più tardi, però, fa sentire la sua voce anche il Vaticano con il segretario di stato, il cardinale Pietro Parolin: «Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso».

«Affido la mia e la vostra vita al cuore immacolato di Maria che sono sicuro che ci porterà alla vittoria»: Salvini avevo chiuso così ieri il suo intervento. Parole pronunciate stringendo in mano un rosario. Una scena simile si era vista in quella stessa piazza nel febbraio 2018, quando nel corso del suo comizio per le elezioni politiche aveva inscenato un giuramento da premier sul Vangelo e aveva mostrato un rosario: «Mi porto dietro un rosario che mi ha regalato un don, fatto da una donna che combatte in strada, e non lo mollo più». In quell’occasione si era preso il rimprovero dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, che ammonì: «Nei comizi si parli di politica».

La replica di ieri ha sollevato reazioni da diversi voci cattoliche. Prima da padre Spadaro, direttore della rivista dei gesuiti italiani (è l’ordine cui appartiene papa Bergoglio): «Rosari e crocifissi - scrive sul suo profilo Facebook - sono usati come segni dal valore politico, ma in maniera inversa rispetto al passato: se prima si dava a Dio quel che invece sarebbe stato bene restasse nelle mani di Cesare, adesso è Cesare a impugnare e brandire quello che è di Dio». Poi un’ulteriore riflessione: «La coscienza critica e il discernimento dovrebbe aiutare a capire che non è un comizio politico il luogo per fare litanie» e «la coscienza cristiana, a mio avviso, dovrebbe sussultare con sdegno e umiliazione nel vedersi così mercanteggiata e blandita». Molto critico anche l’editoriale di Famiglia cristiana dal titolo: «Il rosario brandito da Salvini e i fischi della folla a papa Francesco, ecco il sovranismo feticista». A Milano, scrive il settimanale cattolico che in passato aveva duramente attaccato il ministro dell’Interno per le sue politiche sui migranti, «è andato in scena l’ennesimo esempio di strumentalizzazione religiosa per giustificare la violazione sistematica nel nostro Paese dei diritti umani. Mentre il capopolo della Lega esibiva il Vangelo un’altra nave carica di vite umane veniva respinta e le Nazioni Unite ci condannavano per il decreto sicurezza».


Il vicepremier e titolare dell’Interno non viene citato esplicitamente ma anche le parole pronunciate dal cardinale Parolin sembrano fare riferimento a quanto accaduto in piazza Duomo: «Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso» ha detto il segretario di stato vaticano, a margine della Festa dei Popoli a San Giovanni in Laterano. «Anche semplicemente ignorare il nostro vicino - ha sottolineato nell’incontro con le comunità di migranti - è il primo passo per spegnere la carità che è in noi».