L'accusa ci prova fino alla fine, perché ha ricevuto «nuove prove» e chiede ai giudici di valutare se contro Calogero Mannino, imputato nel processo stralcio della trattativa Stato-mafia, debba essere chiamato a deporre il nuovo pentito Filippo Salvatore Bisconti, boss di Belmonte Mezzagno. Nei verbali che sta rendendo alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, infatti, Bisconti ha tirato in ballo Mannino, sostenendo di avere saputo che «era affidato alla famiglia mafiosa del suo paese di origine di Agrigento», e cioè Sciacca.
L'udienza destinata alla discussione dei difensori, gli avvocati Carlo Federico Grosso e Grazia Volo (che assistono l'ex ministro con i colleghi Cristiano Bianchini e Marcello Montalbano), potrebbe così non essere l'ultima, se il collegio presieduto da Adriana Piras, a latere Massimo Corleo e la relatrice Maria Elena Gamberini, deciderà di sentire il nuovo pentito.
Nei verbali del 14 e del 21 marzo Bisconti dice di avere appreso la circostanza relativa all'ex politico che avrebbe ispirato la «trattativa», da Rosario Lo Bue, di Corleone. I pg Sergio Barbiera e Giuseppe Fici ritengono potenzialmente utile, nell'ottica accusatoria, che si rafforzi la tesi della vicinanza di Mannino a Cosa nostra. Tesi non avallata nel processo per concorso esterno, in cui l'ex segretario regionale della Dc fu assolto con una sentenza oggi definitiva; ma quella decisione non escluse una serie di contatti con singoli esponenti mafiosi. Ecco perché nel processo di appello (celebrato col rito abbreviato, mentre altri otto imputati, sette dei quali condannati, sono in ordinario), per ribaltare l'assoluzione di primo grado, i due rappresentanti della Procura generale intendono dimostrare che quei legami c'erano. Mannino, nell'ottica accusatoria, era stato considerato un «traditore» dai suoi «ex amici» e doveva essere ucciso. Per questo lui si sarebbe rivolto ai carabinieri, in particolare al generale del Ros Antonio Subranni, perché cercassero di capire cosa volessero i mafiosi. Da qui l'avvio della trattativa, che si traduce in un'ipotesi di reato di minaccia a corpo politico dello Stato.
Bisconti, arrestato a dicembre nell'operazione Cupola 2.0 dei carabinieri, avrebbe cercato con altri boss di ricostituire la commissione provinciale di Cosa nostra: nel giro di poche settimane, dopo il fermo, decise di collaborare col pool coordinato dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca, che ora ha trasmesso i due verbali alla Procura generale.
Rosario Lo Bue fu condannato nel 2007 a 8 anni, perché considerato uno dei mafiosi di Corleone che gestirono l'ultimissima fase della latitanza di Bernardo Provenzano, catturato l'11 aprile 2006 a Montagna dei Cavalli, proprio alle porte del paese. L'avvocato Volo ha osservato che «questa produzione significa che Mannino, all'età 80 anni, è ancora oggetto di investigazioni. La difesa si oppone a qualunque richiesta di riapertura dibattimentale, non ritenendola attinente al capo di imputazione». La Corte si è riservata di decidere: il 22 luglio potrebbe emettere la sentenza o stabilire di ascoltare Bisconti.
Nella sua arringa di ieri, non senza difficoltà, a causa dell'età e di problemi di salute, il professore Carlo Federico Grosso, uno dei maestri del diritto penale in Italia, ha affermato che l'articolo 338 del codice penale, contestato a Mannino e agli imputati del dibattimento ordinario (Subranni, Mario Mori, Marcello Dell'Utri tra gli altri) «non è applicabile, non è legittimo. Di certo è paradossale che la minaccia venga punita più pesantemente della violenza a corpo politico dello Stato. Noi non abbiamo parlato della trattativa, perché non riguarda Mannino. I sette testi sentiti in seguito alla riapertura del dibattimento in appello sono stati un flop totale». Anche l'avvocato Volo ribadisce la richiesta di confermare la sentenza di primo grado: «Dal 1991, tra processi mediatici e giudiziari, Calogero Mannino è in servizio permanente da imputato, a combattere per dimostrare la propria innocenza. Penso che le vicende giudiziarie debbano avere un punto certo di definizione e di conclusione».
da Gds