Sono state depositate le motivazioni del Tribunale della Libertà relative alla scarcerazione, disposta il 5 aprile, dell’assistente capo di polizia Salvatore Virgilio, in servizio alla Dia di Trapani, arrestato, lo scorso 21 marzo, nell’operazione “Artemisia” (27 misure cautelari per corruzione e associazione segreta).
E dalle motivazioni si scopre, spiega l’avvocato difensore Gianni Caracci, che il poliziotto non è stato rimesso in libertà per una questione di “incompetenza territoriale” della Procura di Trapani, ma per “insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza”.
A Virgilio si contestano due episodi di corruzione. “Malgrado il dispositivo potesse aver fatto pensare che l'annullamento della custodia in carcere era avvenuto per motivi meramente procedurali (la nota questione di incompetenza per territorio) – dice l’avvocato Gianni Caracci - la motivazione è, invece, entrata nel merito delle accuse escludendo radicalmente per entrambi i capi di imputazione (due asseriti episodi di corruzione) la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza. Il collegio, presieduto da Emilio Alparone, infatti, ha chiarito che al di là della questione di incompetenza per territorio, per la quale il Gip del Tribunale di Trapani non avrebbe potuto emettere il provvedimento cautelare, per entrambi gli addebiti l'ipotesi accusatoria è infondata, per evidente forzatura delle risultanze investigative”.
Il fascicolo è stato rimesso alla Procura di Trapani per le sue valutazioni sulla questione dell'incompetenza per territorio. I pm trapanesi, comunque, potrebbero anche disattendere l'indicazione del Riesame di trasmettere il fascicolo alla Procura di Palermo e trattenere le indagini. Eventualmente ricorrendo in Cassazione. “È chiaro, però – conclude l’avvocato Caracci - che a quel punto non potrà non tener conto delle valutazioni del Tribunale della Libertà, che ha considerato palesemente infondate le accuse a carico del Virgilio, al punto da ritenere del tutto superfluo l'esame delle esigenze cautelari ravvisate dal Gip”. Salvatore Virgilio è uno dei tre poliziotti coinvolti nell’inchiesta con l’accusa di avere rivelato notizie riservate, in particolare all’ex deputato regionale castelvetranese Giovanni Lo Sciuto, in cambio di favori, quali assunzioni o trattamenti economici in favori di mogli e parenti.