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25/05/2019 06:00:00

Artemisia. La “modella” consigliera comunale di Partanna e le querele

 A Maria Luisa Giannone, consigliere comunale di Partanna, non è piaciuto l’articolo della collega Agostina Marchese (lo trovate in coda a questo articolo) che, dalla prima pagina del mensile “Belice c’è”, ha titolato in taglio basso: “La Giannone? Ma è una modella”.

Con una lettera del proprio avvocato (Valentina Blunda) ha minacciato querela, ipotizzando un errore degli inquirenti basato su uno scambio di persona.

La giornalista si è però basata su quanto è stato riportato nella relativa ordinanza dell’operazione Artemisia del 21 marzo scorso (nella quale, come aveva già precisato, la Giannone non è indagata), descrivendo un dialogo intercettato.

Si tratta del deputato regionale Giovanni Lo Sciuto che, parlando con il consigliere partannese Nicola Clemenza, commenta il beneficio della legge 104 ricevuto dalla Giannone grazie al proprio interessamento.

 

Nella sua nota però, l’avvocato Blunda ha negato la circostanza, parlando di un errore. Ma, nello stesso tempo, facendo riferimento ad un passaggio preliminare del Gip:  

Per quanto riguarda Giannone Maria Luisa si riferisce preliminarmente che dalla consultazione della Banca Dati delle Forze di Polizia non sono emersi benefici riconosciuti alla donna da parte dell’INPS”.

Le intercettazioni però, aggiunge sempre il Gip, permettevano “di rilevare che la stessa era stata destinataria del beneficio previsto dalla legge 104/1992, finalizzata ad ottenere un trasferimento di sede di impiego”.

L’avvocato Blunda ha poi sottolineato che la sua assistita ha sempre fatto l’architetto e non ha mai avuto incarichi di lavoro pubblici, lavorando sempre a Partanna, senza l’esigenza di alcun trasferimento.

Inoltre, secondo l’avvocato, la collega non avrebbe verificato ciò che veniva riportato dagli investigatori, dando “in pasto all’opinione pubblica” la sua assistita attraverso “un articolo dal contenuto altamente diffamatorio e lesivo dell’onore e della dignità dell’arch. Giannone”.

 

Un principio che trasformerebbe il giornalista in una sorta di investigatore degli investigatori, non considerando invece che le informazioni contenute in un’ordinanza di custodia (anche quelle relative ai non indagati) costituiscono quella che si dice una “fonte giornalistica primaria e privilegiata” che non ha bisogno di ulteriori verifiche.

Infine, l’avvocato ha considerato offensivo e diffamatorio perfino il riferimento all’avvenenza della Giannone in termini di paragone con le sculture del Canova, come se la giornalista non potesse farlo perché il Canova non veniva citato nell’ordinanza.

 

Le cimici degli investigatori hanno registrato infatti un dialogo tra Giovanni Lo Sciuto ed il consigliere comunale di Partanna Nicola Clemenza (da non confondere, ricordiamo, con l’omonimo presidente di Libero Futuro, ne avevamo parlato qui).

Clemenza viene identificato nell’ordinanza come il consigliere “che ben conosceva la situazione della Giannone, dal momento che si trattava del compagno di partito della stessa” nel gruppo consiliare “Alleanza per Partanna”.

Lo Sciuto, si legge, “riferiva che la donna era uno strumento politico nelle sue mani, e che aveva ripagato il suo impegno politico facendo in modo di farle ottenere, tramite ORLANDO Rosario, un beneficio di legge da parte dell’INPS”.

 

Ecco di seguito il testo delle relative intercettazioni.

 

LO SCIUTO: ...io a quella l'ho recuperata per altri motivi

CLEMENZA:            lo so!

LO SCIUTO: tu lo sai...

CLEMENZA:            ma quella non si candiderà più, quella...

LO SCIUTO: mha, quella non si candiderà più...

CLEMENZA:            Maria Luisa GIANNONE non si candiderà più, già lo disse

LO SCIUTO: quella non si candiderà più, quella ragazza, perché giustamente io, io l'ho tenuta, nel senso...

CLEMENZA:            no, lo so!

LO SCIUTO: io l'ho ripagata, perché a lei gli interessava una cosa ed io gliela feci, te lo dissi  o no?...lo sai tu

CLEMENZA:            lo so!...la cosa dell'INPS

 

Gli inquirenti riportano anche che “il perfetto stato di salute della Giannone, unito alla sua avvenenza”, avrebbe certamente potuto rappresentare un grosso ostacolo per l’approvazione della pratica.

E’ per questo che il deputato regionale l’aveva considerato un “miracolo”.  

Per riuscirci, Rosario Orlando aveva fatto approvare la pratica dalla commissione medica in una giornata dove si sapeva già che ci sarebbe stata una bassa affluenza di pubblico.

 

ORLANDO: mi disse quello: <<minchia, questa qua la modella può andare a fare altro che…quello mi disse a me: <<Giovà, quella é una modella>>  mi disse: <<mandamela quando non c'é nessuno che me la sbrigo io>> hai capito come?... perché mi disse: <<qua, appena la vedranno, diranno: ma cosa vuole questa?>>.

 

“Il beneficio, approvato dall’INPS  a seguito del fraudolento intervento dell’ORLANDO – scrivono ancora gli investigatori - era finalizzato a far ottenere un trasferimento di sede lavorativa a favore della donna, ottenuto il quale non sarebbe stato più prorogato”.

 

LO SCIUTO: minchia...(inc.)...gliela feci fare con revisione, perché...(inc. per acc. di voci)...

CLEMENZA:            ma poi la revisione le hai fatto fare?

LO SCIUTO: si, per due anni e poi questa cosa deve sparire...certo Nicò (Nicola) ma con la revisione, appena la trasferiranno, fine...

CLEMENZA:            non serve più

LO SCIUTO: è giusto? e così questa cosa sparisce... minchia, quello mi fece un MIRACOLO, perché minchia mi pareva, mi pareva troppo male, hai capito?

 

Al momento non si hanno comunicazioni autorevoli sul possibile scambio di persona. In ogni caso, la collega Agostina Marchese ha fatto il proprio lavoro di cronista, citando vicende che non ha sentito al bar, ma che sono state descritte da un giudice in un atto giudiziario.

E se davvero possa esserci stato un errore del Gip, non può certo risponderne la giornalista, il cui avvocato Melchiorre Palermo fa sapere in una sua nota che “Quanto espresso e dedotto dall’Avvocato Valentina Blunda, secondo cui l’organo investigativo prima e il Gip dopo, incappano senz’altro in un evidente errore/scambio di persona, non può formare oggetto di alcuna valutazione da parte della giornalista, la quale si deve limitare a riportare fatti e situazioni che si espungono dall’ordinanza, che è una fonte privilegiata e primaria”.

“Enunciare qualsiasi altro atto o fonte – ha aggiunto l’avvocato Palermo - comporterebbe la violazione del segreto istruttorio, con notevole nocumento per la stessa e per l’indagine che si sta svolgendo.”

 

Egidio Morici

 

Di seguito riportiamo l’articolo della collega Agostina Marchese di “Belice c’è”.

 

«Miracolo, è un miracolo». Sembra di sentirlo Giovanni Lo Sciuto alla notizia della grazia

ricevuta dall’Inps. Il presidente della commissione medica, Rosario Orlando, aveva infatti pronunciato il suo «sì». Il disegno “deviato”, improntato, secondo gli inquirenti, su una promessa di favori reciproci realizzatisi attraverso una serie di atti contrari ai doveri di ufficio, si era ancora una volta compiuto. L’ex parlamentare regionale coinvolto nell’operazione «Artemisia» aveva perorato l’accettazione della pratica di una sodale, consigliera comunale a Partanna, Maria Luisa Giannone (nella foto).

Lui avrebbe ripagato il suo impegno politico facendole ottenere un beneficio da parte dell’Inps, in modo da consentirle un trasferimento lavorativo. Una impresa ardua, stando alle intercettazioni contenute nell’ordinanza, considerato il perfetto stato di salute della Giannone, che unito alla sua avvenenza faceva della consigliera una modella, quasi la trasposizione di un’opera scultorea di Canova. Ma Orlando era riuscito ad individuare nella gentil donna una disabilità, così ben celata che probabilmente ella non sapeva neppure di avere. La Giannone (che non è comunque indagata) non aveva raggiunto la quarta dimensione della conoscenza, ma in compenso per lei era arrivata l’agognata «104». [a.m.]