L’annuncio su Facebook da parte del neo primo cittadino Enzo Alfano sulla riduzione della propria indennità e di quella della giunta, è stato molto gradito.
E, seppur non “sponsorizzato” (sui social si può fare anche questo per accrescere la diffusione di un post), ha ottenuto in poche ore centinaia di reazioni positive.
“Sono anche convinto – ha precisato il sindaco 5 Stelle nel messaggio - che per richiedere dei sacrifici ai cittadini, le Istituzioni devono essere credibili e dare l’esempio”.
Oltre alla riduzione del 10% prevista dalla legge, la giunta ha deciso un’ulteriore sottrazione del 20%, in modo da destinare il risparmio a servizi di pubblica utilità.
“Ma questo è soltanto un primo tassello rispetto a quella che sarà la nostra lotta agli sprechi – ha aggiunto Alfano - I consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, alla prima occasione utile, proporranno una riduzione delle indennità anche per tutti i membri del consiglio comunale”.
Dal suo profilo, con un seguito social decisamente inferiore, è intervenuto il consigliere d’opposizione Giuseppe Curiale (Obiettivo Città), suggerendo ad Alfano il completo azzeramento dell’indennità di sindaco e Giunta, oltre all’eliminazione totale del gettone per i consiglieri comunali.
Certo, al di là delle polemiche scaturite, si tratta di scelte dal grande valore simbolico alle quali i cittadini si dimostrano sempre molto interessati.
Il futuro della città però dipende anche da tanto altro.
Per esempio dal rapporto funzionale che si instaura tra l’amministrazione e l’apparato tecnico burocratico del comune.
Durante il governo commissariale, questo feeling ha presentato delle gravi carenze. Che in alcune occasioni si sono trasformate in veri e propri disegni di destabilizzazione, dotati di una forza inaspettata e oscura.
Per averne un’idea, pubblichiamo di seguito la risposta del dottor Salvatore Caccamo, presidente della commissione straordinaria dallo scioglimento per mafia di giugno 2017 all’elezione del nuovo sindaco Alfano, ad una delle nostre domande poste a conclusione del suo mandato.
Di questi 24 mesi a Castelvetrano, c’è qualcosa che non ha mai raccontato, ma che potrebbe servire alla città che tenta di ripartire con una guida politica?
Forse una vicenda molto spiacevole, che non mi era mai capitata da nessun’altra parte. Una sorta di azione preordinata nei confronti della commissione.
Siamo stati oggetto di un accertamento da parte dello Spresal (Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro) e denunciati dalla Procura della Repubblica.
Non se n’è parlato perché siamo abituati a lavorare senza particolare clamore.
L’episodio risale a quando abbiamo trasferito il comando di polizia municipale presso i locali provvisori di via Mattarella. Ricorderà che le piccole scosse di terremoto che si erano ripetute per alcuni giorni, avevano prodotto delle lesioni nei tetti e su alcune pareti della sede dei vigili in piazza Matteotti.
Dopo i sopralluoghi dei funzionari che avevano rilevato le criticità, emerse la necessità dell’immediato trasferimento degli uffici dei vigili in via temporanea.
I nuovi ambienti di via Mattarella però non avevano i requisiti ottimali affinché gli uffici potessero permanervi.
Nello stesso tempo, con tutte le difficoltà finanziarie e di progettazione del caso, siamo riusciti ad ottenere un progetto fatto dagli uffici tecnici sulla ristrutturazione dei locali di piazza Matteotti. E siamo riusciti ad ottenere la relativa copertura finanziaria.
Intanto, gli operatori di polizia municipale ritenendo la nuova sede non sicura, avevano interessato le organizzazioni sindacali per lo stato di disagio in ci erano costretti ad operare.
E così fu proclamato lo stato di agitazione del personale, coinvolgendo anche il prefetto. Stato di agitazione poi revocato in base al fatto che, da subito, la commissione aveva prodotto un progetto di ristrutturazione dei locali con relativa copertura finanziaria.
Ciononostante, mandarono una nota allo Spresal invitando un’ispezione nei luoghi di lavoro di via Mattarella.
Lo Spresal effettuò un accuratissimo sopralluogo, non solo nella sede provvisoria, ma anche negli uffici dismessi di piazza Matteotti, contestando una serie di criticità, compresa la carenza del microclima, ovvero il refrigeramento ed il riscaldamento in grado di mettere il lavoratore nelle condizioni di poter espletare al meglio le proprie attività lavorative.
Più avanti, ci fu notificato il verbale di sopralluogo, dove ci dissero che noi avevamo violato la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. E quindi, la comunicazione della notizia di reato alla Procura della Repubblica, ma anche l’applicazione di una sanzione che, se pagata entro un certo termine, avrebbe estinto il reato.
Non furono prese in considerazione né le nostre memorie difensive, né la nostra richiesta di audizione davanti il commissario straordinario dell’Asp ed il responsabile dello Spresal.
La Procura di Marsala aprì un procedimento penale nei nostri confronti, dopo che io e gli altri due componenti della commissione avevamo pagato di tasca nostra 1400 euro ciascuno di sanzione pecuniaria.
Alla fine la Procura ha compreso le nostre motivazioni e, per fortuna, il procedimento penale è stato archiviato, dal momento che era di tutta evidenza che il trasferimento di quegli uffici era temporaneo e dovuto a causa di forza maggiore.
In quel momento fu individuato il punto debole della commissione: la situazione finanziaria non aveva consentito di affidare l’incarico al professionista per aggiornare il documento di valutazione rischi. Ed inoltre non si era potuto conferire l’incarico al medico competente e al responsabile per la sicurezza.
Ma già durante l’amministrazione precedente non esisteva né la figura del medico competente, né quella del responsabile per la sicurezza e neanche il documento di valutazione rischi aggiornato.
Tutto ciò era stato fatto ricadere come una nostra responsabilità esclusiva.
Insomma, tutto preordinato per colpire la commissione.
Perché?
All’epoca c’era un funzionario sovraordinato da noi nominato (il dottor Giuseppe La Manno) che aveva osato sovvertire l’organizzazione del corpo di polizia municipale realizzata a compartimenti stagni. Secondo La Manno, si erano formate delle nicchie di potere, ecco perché aveva disposto che tutti avrebbero dovuto fare di tutto, suddividendo la città in quattro quadranti.
Una decisione che non era stata accettata di buon grado.
Egidio Morici
CONTINUA NELLA SECONDA PARTE