Prescrizione, così come era avvenuto per due delle tre accuse di corruzione mosse a Francesco Cascio, imputato in un altro troncone della stessa vicenda, assolto da una contestazione e beneficiario della prescrizione per le altre due. Pure per Agostino Porretto e Aldo Greco, due ex dirigenti della Regione, è passato troppo tempo: la terza sezione del Tribunale di Palermo chiude così il processo che li riguarda con l'estinzione del reato. Accolte le richieste «subordinate» (la principale era l'assoluzione nel merito) presentate dagli avvocati Vincenzo Lo Re, Carmelo La Fauci Belponer e Marcello Consiglio. Che ora valuteranno se vi siano gli estremi per cercare di ottenere una sentenza che scagioni pienamente i due imputati.
Porretto e Greco avrebbero agito «in concorso» con l'ex assessore regionale al Turismo (e anche ex presidente dell'Ars), per consentirgli di commettere le illegittimità «ricompensate» dagli imprenditori Giuseppe e Gianluigi Lapis con beni e servizi destinati a vantaggio di una villetta a Collesano. Alla base di questo scambio ci sarebbe stata l'emanazione di provvedimenti che sbloccarono un finanziamento da oltre sei milioni, destinato alla realizzazione, da parte dei Lapis, di un golf resort a Collesano. E in questo sarebbe stato determinante il contributo dei due «tecnici». Cascio era stato giudicato in abbreviato, Porretto e Greco in ordinario, dal collegio presieduto da Fabrizio La Cascia.
I Lapis avevano presentato memorie e si erano poi fatti interrogare dai pm mentre Cascio (condannato a due anni e otto mesi dal Gup Guglielmo Nicastro) aveva in corso il giudizio di secondo grado. La Corte d'appello aveva deciso di ascoltare i due testi (così come ha poi fatto il tribunale nel processo chiuso ieri) ma le accuse si erano rivelate apparenti ed erano state fortemente ridimensionate, se non del tutto sgonfiate, in particolare per la parte riferita dal padre, Giuseppe, di 85 anni. I giudici ne hanno tenuto conto così solo in minima parte.
Il finanziamento pubblico ricevuto dai Lapis grazie all'interessamento dell'esponente ex Ncd, poi tornato in Forza Italia, fu di 6.112.479,13 euro. Denaro destinato alle loro aziende, una delle quali, la Ecotecna, realizzò il Golf resort al centro dell'indagine e poi dei processi: il Borgo delle vacanze e del tempo libero, che sorge nelle contrade Bartuccelli e Vuoni di Collesano. I finanziamenti pubblici non bastarono però per tenere in vita la società, che fallì, quando era sotto la guida di Lapis padre, ex presidente di Confindustria Palermo. L'indagine era stata condotta dai pm Paolo Guido, Gery Ferrara e Gaspare Spedale. Porretto e Greco erano i due dirigenti regionali incaricati di coordinare i settori decisivi per erogare i finanziamenti in favore dei Lapis e si sarebbero prodigati, assieme all'assessore Cascio, in loro favore. Porretto sarebbe stato sollecitato ad assecondare i presunti corruttori: «Per ogni mia esigenza Cascio mi disse di rivolgermi a lui», aveva detto Giuseppe Lapis, prima della retromarcia con cui aveva definito l'intervento del dirigente finalizzato solo a un'assistenza di tipo tecnico, senza alcun'altra implicazione.
Nella sentenza di appello riguardante Cascio, poi confermata in Cassazione e dunque divenuta definitiva, era stato dato atto della «mancanza della prova della colpevolezza» del politico «per l'ultima porzione della condotta contestatagli», mentre per il resto erano stati individuati «ampi e lineari riscontri» della «illegittimità» dei provvedimenti adottati con il contributo dei due dirigenti. Da lì le «utilità versate al Cascio in collegamento funzionale con l'adozione dei predetti atti d'ufficio», mentre non era «emersa, ictu oculi, la prova positiva dell'innocenza». Un ragionamento analogo potrebbe essere stato seguito adesso dal tribunale, perché - secondo l'analisi degli altri giudici, emersa in una sentenza oggi irrevocabile, il reato si era estinto a giugno del 2009, prima ancora dell'esercizio dell'azione penale. E se questo valeva per l'ex assessore, a maggior ragione vale per i due concorrenti nello stesso reato.