50 anni segregata in casa. Sepolta viva. Nessuno l'aveva più vista dopo le scuole elementari: chiusa in casa per quasi mezzo secolo. Ed è morta a 59 anni Luciana Simoncelli, tra le mura che non aveva mai valicato per un'esistenza passata insieme alla madre e alla sorella a Serravalle di Carda, frazione di 350 abitanti nel comune di Apecchio, vicino Pesaro.
Nemmeno il medico di famiglia l'aveva mai vista, se non prima di scorgerne il cadavere pelle e ossa (una trentina di chili)all'obitorio di Urbino. E a quel punto ha richiesto un'autopsia per capire com'è morta.
Una storia incredibile e inquietante quella raccontata dalle cronache locali.
Il dottor Massimo Valentini, il medico di famiglia, dice al Resto del Carlino "Quando sono andato negli ultimi 25 o 30 anni in quella casa ho chiesto ogni volta alla madre di poterla conoscere, magari visitare, visto che era una mia mutuata. Ma la risposta immancabile era un rifiuto netto. Non ne ho parlato con nessuno né con i carabinieri né con la procura perché non lo ritenevo necessario visto che era una libera scelta di una persona che delegava la madre a parlare per lei. Ma poi sabato scorso la situazione è precipitata. E’ stata chiamata la guardia medica che ha constatato il decesso della donna e come medico di famiglia ho fatto il secondo certificato di morte in obitorio a Urbino vedendola per la prima volta e trovando il corpo in condizioni di apparente denutrimento. Cosa è successo, perché è arrivata a pesare così poco? ".
Lorenzo Di Biasio, la guardia medica in servizio domenica scorsa, racconta sempre al Carlino: "Ho ricevuto la chiamata intorno alle 7. Sapevo già che la persona era morta perché così mi è stato detto al telefono. Sono arrivato in questa casa e poi sono salito in camera e ho visto questa donna magrissima distesa sul letto, già con la rigidità della morte, segno che il decesso risaliva a diverse ore prima. La stanza era buia, con le finestre chiuse. Ho chiesto di accendere la luce ma non c’erano lampadine al lampadario.La sorella mi ha detto che non mangiava più da qualche giorno e che ultimamente si era ritirata in casa. Non mi ha riferito che faceva questa vita invece da quasi mezzo secolo. Le ho detto che non credevo al fatto che una magrezza di quel tipo fosse dovuta solo a due o tre giorni di digiuno. Ho chiesto di vedere delle cartelle cliniche pensando a malattie ma ha risposto che non ne avevano. Allora ho chiesto qualche esame di laboratorio e anche questi non c’erano perché mai fatti. Ho chiesto un documento di riconoscimento e non ne aveva".
"Ricordo - conclude l'intervista al quotidiano locale - di aver chiesto alla sorella il perché non avessero mai chiamato il 118 di fronte alle drammatiche condizioni della sorella. Mi ha risposto che lei non voleva e che si sarebbe messa a urlare".