Continua la sfida lanciata da Michele Rallo e Giuseppe Bica alla delibera “antifascista” dell'amministrazione comunale di Trapani.
Nelle scorse settimane avevano presentato la richiesta di utilizzare uno spazio pubblico per la raccolta firme in difesa dell'articolo 21 della Costituzione non allegando la dichiarazione antifascista, come invece stabilisce un'ordinanza del sindaco Tranchida. La raccolta di firme avrebbe dovuto effettuarsi la scorsa domenica 9 giugno. Se nonché i due esponenti della “destra storica” trapanese non hanno ricevuto in tempo utile alcuna risposta, né positiva, né negativa. Il motivo: la richiesta sarebbe andata smarrita.
“Eppure era stata regolarmente registrata e protocollata, al n. 42288 del protocollo generale, in data 14 maggio, alle ore 10,42”, dichiarano in una nota Rallo e Bica.
A questo punto, armatisi di santa pazienza, i due hanno ripresentato la stessa richiesta, modificando solamente la data della raccolta firme, rideterminata nella domenica 23 giugno.
“Se qualcuno pensava che la cosa potesse morire lí, ha sbagliato i suoi calcoli. L’on. Rallo e l’ing. Bica sono fermamente intenzionati ad andare fino in fondo, non soltanto ottenendo l’annullamento dell’emendamento “antifascista” alla delibera sull’arredo urbano; ma anche – e soprattutto – dando un seguito di carattere giudiziario all’episodio, chiedendo conto in sede penale (e forse anche in sede civile) del tentativo di impedire l’esercizio di una libertá che é loro garantita dalla Costituzione”, si legge ancora nella nota. In questa iniziativa, l’ex deputato e l’ex sindaco di Alleanza Nazionale sono assistiti e consigliati dal Prof. Avv. Augusto Sinagra, docente di Diritto dell’Unione Europea presso l’Universitá La Sapienza di Roma.
L’iniziativa dei due esponenti della destra– continua la nota - “non é rivolta contro il sindaco Tranchida, forse destinatario di uno “sgambetto” che vuole metterlo in difficoltà nei confronti della sua maggioranza trasversale destra-sinistra. Oggetto delle attenzioni di Rallo e Bica sono quei Consiglieri comunali che hanno votato l’atto che mirava a defraudarli di un loro diritto costituzionalmente garantito. In altri termini: la loro é una battaglia in difesa dei valori costituzionali. Di quelli veri, naturalmente, e non di quelli invocati spesso a sproposito da chi non ha neanche letto la Costituzione della Repubblica Italiana. E non soltanto in difesa dei valori costituzionali. A quanti hanno votato il famoso emendamento si chiederá conto – nelle sedi competenti – anche di altre fattispecie. Si é giá detto che l’iniziativa penale avrá carattere clamoroso. E lo si conferma”.