Dopo mesi di trattative a Roma è arrivato l'atteso via libera alla possibilità di spalmare in 10 anni invece che in 3 l'ultima quota del maxi disavanzo individuato dalla Corte dei Conti. Il semaforo verde è arrivato dalla commissione paritetica Stato-Regione al termine di un serrato confronto portato avanti dall'assessore all'Economia, Gaetano Armao.
Chiusa la fase politica dell'accordo, manca ora la verifica della Corte dei Conti. Poi toccherà al Consiglio dei ministri e infine ci sarà il decreto finale del Presidente della Repubblica. Passaggi da cui a Roma e a Palermo nessuno si attende sorprese. Formalmente ci si muove in materia di norme di attuazione dello Statuto. Non bisognerà dunque passare dal Parlamento ma occorrerà comunque almeno un mese e mezzo perché tutto diventi operativo.
E ciò obbligherà la Regione a una doppia manovra - la prima la prossima settimana e la seconda in autunno - per sfruttare i benefici dell'accordo con lo Stato.
Un passo indietro. Quando fu approvata la Finanziaria, a febbraio, la Regione congelò una spesa di 141 milioni proprio in attesa di questa intesa con lo Stato. Già rateizzati in 30 anni un miliardo e 600 milioni di disavanzo maturato nelle legislature precedenti, c'era appunto da chiudere la partita sugli ultimi 400 milioni. E a febbraio, in mancanza di accordo, risultava obbligatorio coprire questa spesa in 3 anni. Per farlo serviva appunto una prima rata da 141 milioni. Che sono stati trovati prelevandoli da settori cruciali come il trasporto pubblico locale, i forestali, i Pip, i consorzi di bonifica, vari enti regionali, i teatri e lo sport.
Il budget di questi settori è stato stanziato per intero ma subito in gran parte congelato: significa che in assenza di questo accordo con lo Stato il trasporto pubblico locale avrebbe avuto 48 milioni in meno, i forestali 50 in meno e così via.
Ora l'accordo è arrivato e permette di pagare una rata annuale da 39 milioni invece che da 97,5. Si liberano quindi una sessantina di milioni. Ma non subito, solo quando l'ultima firma verrà messa a Roma: fra un mese e mezzo, appunto.
E così martedì il governo Musumeci porterà in aula all'Ars una prima manovra correttiva che vale circa 110 milioni. Sono il frutto di un trasferimento statale da 50 milioni concordato a maggio e di altre operazioni contabili (una di queste è la rateizzazione in 4 anni invece che 3 del disavanzo, possibile in questa fase anche senza un accordo).
Questa prima manovra, che ha il sapore di una Finanziaria bis perché ingloba anche misure contenute nel cosiddetto Collegato, vale 110 milioni e con essa Ars e governo sbloccheranno i 3/4 dei fondi a tutti i settori che hanno subito il congelamento. Poi, in autunno, quando sarà formalizzato l'accordo concluso ieri a Roma, arriveranno tutte le somme restanti all'interno di una manovra ter. Con questa road map l'assessore Gaetano Armao può sbilanciarsi e assicurare che «come avevamo detto fin dall'inizio nessun settore della Regione subirà tagli quest'anno».
La commissione paritetica Stato-Regione ha dato anche il via libera all'introduzione dei revisori dei conti per la Regione, all'abolizione del controllo preventivo degli atti della programmazione europea e alle norme di contabilità giudiziaria.
Contemporaneamente invece in commissione Bilancio alla Camera è stato bocciato l'emendamento di Stefania Prestigiacomo su cui Forza Italia aveva riposto tutte le sperane per alleviare la crisi finanziaria delle Province: avrebbe garantito 240 milioni in più nelle casse. Resta quindi operativo l'accordo siglato a maggio fra Stato e Regione che stanzia per le ex Province 140 milioni. Un accordo molto criticato nella stessa maggioranza di centrodestra che governa la Regione (l'Udc p sceso in piazza contro questa intesa guidato da Cateno De Luca) ma che Musumeci e Armao hanno definito «l'unico modo possibile per strappare risorse e aiutare Liberi Consorzi e Città Metropolitane».