Nello Musumeci, a Palermo sabato pomeriggio, ha parlato da leader del centro destra. Un occhio attento e vigile alla Lega, con cui ha un buon dialogo e con lui tutti i suoi fedelissimi, come Ruggero Razza.
Da Piazza Verdi le sue parole sono state chiare: rivoluzione siciliana, quella che gli isolani aspettano dal 2017 e che ancora oggi non arriva. Il dopo Crocetta non è stato quello che ci si aspettava, e Musumeci appare sempre più ostaggio dei partiti che lo hanno sostenuto e che ne dettano tempi e poltrone.
Tanta la gente che è arrivata a Palermo, da tutte le province della Sicilia, Musumeci adesso vuole iniziare il tour del meridione del Paese, la parola d’ordine sarà “Mezzogiorno”, dalla Calabria alla Puglia unendo tutte le federazioni che hanno a cuore il Sud e le politiche di sviluppo.
Leader del centrodestra, amico di Salvini, che puntualizza: non mi interessa la classe dirigente di Forza Italia. Musumeci sa che c’è un popolo su cui puntare che è quello che rimane a casa in ogni competizione elettorale disertando le urne.
Si punta ad aggregare senza elemosinare nulla, spontanee adesioni come quella che dovrebbe avvenire a giorni da parte di Salvo Pogliese, sindaco di Catania, e di Luigi Genovese, deputato regionale in quota Forza Italia, la cui fuoriuscita è imminente. Un nuovo centro, moderato. Lo ripetono tutti, troppi.
Dopo le parole non c’è altro. Eppure lo spazio per creare questo contenitore dove più che di classe dirigente si parli di tematiche e di dibattiti veri e seri nemmeno l’ombra. Da Gianfranco Miccichè a Saverio Romano agli uomini dell’UDC e dell’Mpa, tutti in coro parlano di centro moderato, la credibilità non c’è. Le facce e i nomi sono gli stessi, i siciliani sono stanchi. E’ una politica incapace a rinnovarsi, e i temi centrali dell’Isola muoiono per soffocamento.
Lancia un appello Musumeci a Miccichè e Salvini: "mettere da parte le antipatie personali e lavorare per il bene del Paese". C’è un aspetto che non bisogna sottovalutare, Miccichè attacca Salvini ma da Arcore l’alleanza sui territori con la Lega è forte e solida, lo sarebbe anche in caso di elezioni nazionali.
Ad ascoltare Musumeci in piazza tanti dirigenti regionali, un nuovo equilibrio da disegnare e mantenere.
Il ruolo da leader del centrodestra incontrerà ostacoli all’Assemblea regionale dove la Lega al momento è in una posizione marginale, il governatore non ha una maggioranza in aula e le riforme sono in attesa di tempi migliori.
Un chiaro intento di distensione lo manifesta proprio Miccichè: “Sono in piena sintonia col pensiero di Nello Musumeci. Il centrodestra unito rappresenta già, idealmente, la maggioranza nel Paese. Non sono però generiche antipatie a separarmi da Matteo Salvini, bensì temi importanti per il Mezzogiorno e i siciliani. Non si può prescindere dal rispetto dei diritti umani, né tantomeno da una maggiore attenzione per il Sud, fino ad oggi totalmente ignorato dall’agenda di Governo, come i recenti fatti della Tonnara di Favignana dimostrano. Quando la coalizione di centrodestra vorrà proporsi agli italiani con un progetto politico unitario, certe posizioni estreme sui temi dell’accoglienza dovranno essere certamente riviste”.
Ad essere d’accordo con Musumeci è Saverio Romano: “Sottoscrivo pienamente il riferimento del presidente alle cose da fare e agli ulteriori risultati da conseguire come quello relativo alle infrastrutture e al sistema della portualità. Condividiamo il suo secco no al mercato dei deputati per un allargamento della maggioranza. Ci disorienta soltanto la sua prospettiva e il fatto che guardi alla Lega, nella forma di una alleanza o di federazione: pensavamo guardasse al centro, ai moderati e alla costruzione di un’area popolare e liberale. Il nostro sostegno al governo regionale proseguirà, con lealtà e determinazione”.
Rossana Titone