C’è più di un problema tra Nello Musumeci e Forza Italia, il partito di maggioranza. A questo adesso si aggiungano gli esponenti dell’UDC, al presidente la sortita con voce grossa dello scudo crociato e di Gianfranco Miccichè, sulla nomina di Ester Bonafede come sovraintendente della Sinfonica siciliana, non è piaciuta affatto.
Si contensta il metodo, tenere sotto scacco il presidente del cda della Foss, Stefano Santoro, proprio non è un comportamento di buona politica, tanto che il governatore ha stoppato il commissariamento dell’ente. Sono scricchiolii evidenti di una maggioranza che non c’è mai stata, che ha retto due anni per gli interessi di assessorati e di poltrone, all’occorrenza divenute sedie.
La crisi si apre proprio sugli assessorati, Forza Italia chiede il rimpasto imminente e di buona parte della giunta regionale, l’UDC conferma, invece, le sue due espressioni di esecutivo con Mimmo Turano alle Attività Produttive e con Alberto Pierobon all’Energia. Gli azzurri rivendicano il risultato delle europee, il 17%, pretendono che a fare un passo indietro sia Gaetano Armao, vice presidente e assessore all’Economia. Non c’è volontà di alcuno di defenestrarlo e nemmeno lo stesso si dimetterà, ecco che allora si è partiti in crociata per delegittimare il suo lavoro in giunta, ritenendolo fallimentare.
Il governo è in crisi? Musumeci smentisce, certo di lavorare per il bene dell’Isola, in accordo con i siciliani ma senza una maggioranza in aula è difficile. Passerà l’estate, e forse la mite temperatura farà raffreddare gli animi. Il governatore pare non essere intenzionato nemmeno a nominare i successori di Sandro Pappalardo al Turismo e di Sebastiano Tusa ai Beni Culturali, deleghe che terrà ad interim. Sono delle scelte azzardate, i due assessorati hanno bisogno di figure che possano incidere in maniera capillare e senza tentennamenti, andando a braccetto per la ricchezza inestimabile del patrimonio culturale e archeologico della Sicilia.
E così anche il centro dell’Mpa e di Cantiere popolare ha chetato gli animi, niente più richieste di cambi di assessorati, Forza Italia chiede, invece, l’immediata nomina delle due posizioni vacanti e la sostituzione sia di Armano che di Edy Bandiera all’Agricoltura. La guerra contro Armao è legata al sostegno che alle europee è stato dato al candidato sardo Cicu e non al braccio destro di Miccichè, Milazzo.
La manovra dentro Forza Italia è altrettanto chiara, Miccichè con molta probabilità verrà nominato coordinatore per il Sud, affiancherà i colleghi con le deleghe per il Nord, e per il Centro, tutti e tre avranno come super visore Mara Carfagna. Se questa nomina verrà concretizzata Miccichè lascerà la guida del partito in Sicilia, tanti ne chiedono la successione. Si aprirà una nuova fase di litigi e scissioni, il più accreditato è il palermitano Francesco Scoma ma non lascerà via libera Stefania Prestigiacomo.
Non va bene al Partito Democratico, la decisione per un eventuale commissariamento del partito a livello regionale è slittata al 27 giugno.
In bilico la segreteria di Davide Faraone, a dicembre 2018 la sua elezione è avvenuta per il ritiro della competitor Teresa Piccione, che ha accusato una serie di irregolarità e il non rispetto di regolamenti e statuto. Il ricorso è a Roma, il dossier è stato letto da Nicola Zingaretti, segretario nazionale, che durante la sua di campagna elettorale ha più volte sostenuto che la questione dem siciliana rappresentava un vulnus, pertanto andava messo ordine.
Ci sono state le audizioni e i notabili del partito chiedono il commissariamento, il caso Luca Lotti, poi, ha complicato di gran lunga le cose e allo stesso tempo la composizione della segreteria nazionale parla molto chiaro: fuori i renziani. In Sicilia si cerca una mediazione, il partito è in stallo ovunque, non ci sono congressi provinciali e comunali, i dem vivacchiano, la bandiera è scomparsa alle competizioni amministrative e vince dove si camuffa con il civismo. Antonello Cracolici non è intenzionato a cedere nulla, chiede un commissario e poi nuove primarie. Insomma la strada è lunga e i dem affogano.
Rossana Titone