Da Reggio Calabria, dove i sindacati della Triplice si sono dati appuntamento oggi per chiedere lavoro, progetti e sviluppo per il Sud, il segretario della Cgil, Maurizio Landini lancia un messaggio chiaro al governo: sull'autonomia differenziata i lavoratori non staranno a guardare. L'Italia - si scandisce lungo il corteo, si legge sugli striscioni, dicono sopra e sotto il palco - si salva se riparte il Meridione. Le piccole patrie non servono a nessuno, se non ai pochi che ci guadagnano. Economicamente e politicamente.
L'attacco all'esecutivo è chiaro, diretto: "a nostro avviso questo Governo non va da nessuna parte e ci porta semplicemente a sbattere un'altra volta, così come abbiamo detto più volte in passato, perché quando le cose sono complesse, così come accade adesso, si deve avere l'umiltà di capire che da soli non ce la si può fare. Un Paese come il nostro non lo cambi perché arrivano i fenomeni di turno che pensano di essere Goldrake o Superman. In ogni caso: questo Paese non si cambia contro il mondo del lavoro e senza il mondo del lavoro. Non consentiremo loro di portarci fuori dall'Europa". E poi, continua, "ci piacerebbe dire: è sbagliato questo o quel provvedimento ma la verità è che non ce n'è neanche uno dedicato a rilanciare gli investimenti nel Mezzogiorno. Per questo diciamo con forza che vogliamo unire il Paese".
I vertici delle organizzazioni sindacali insieme a quasi 25mila lavoratori sfilano per un centro storico che sembra quasi troppo piccolo per ospitarli tutti. La parte del leone la fanno le delegazioni del Sud, ma si vedono anche gli striscioni dei lavoratori veneti e piemontesi.
"È necessario intervenire in favore del Sud affinché si ponga fine a quello che sta sempre più diventando un gravissimo problema sociale: i cosiddetti "viaggi della speranza" nel settore della sanità - dice la segretaria Uil, Annamaria Furan - Attualmente sono migliaia i cittadini del Mezzogiorno che si recano nelle strutture ospedaliere del Nord del Paese per curarsi. È necessario mettere mano con strumenti adeguati a questa situazione restituendo dignità alla sanità del Mezzogiorno, agli operatori che vi lavorano e ai cittadini bisognosi di cure".
Sotto un sole impietoso e un caldo che non da tregua, la piazza è colorata di bandiere e piena quando a prendere la parola è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini: "Ad inizio 2019 - dice Landini - il premier Conte aveva detto che questo sarebbe stato un anno bellissimo. Forse per lui, perché non se n'è accorto nessuno. Anzi, corriamo il rischio dell'infrazione europea, aumenta la povertà relativa e non è ridotta la precarietà e sono aumentate le diseguaglianze". Sbeffeggia il ministro Di Maio che dal balcone ha annunciato l'abolizione per decreto della povertà ed oggi si ritrova con un Paese più povero, meno tutelato, più disperato. "La povertà dilaga fra i lavoratori" ricorda Landini dal palco. Lo dice l'Istat - sottolinea - che ha certificato un aumento della povertà assoluta e della povertà relativa. Lo conferma l'Eurostat, secondo cui Quattro su cinque delle Regioni con il tasso di occupazione più basso in Europa sono nel Sud Italia con meno della metà delle persone tra i 20 e i 64 anni che ha un lavoro a fronte del 73,1% medio in Ue. Se la coppa del peggiore nel 2018 va alla Mayotte (Regione d'oltremare francese che è in Africa vicino al Madacascar) con il 40,8% delle persone tra i 20 e i 64 anni al lavoro seguita dalla Sicilia con il 44,1%, la Campania con il 45,3%, la Calabria con il 45,6% e la Puglia con il 49,4%.
"È sotto gli occhi di tutti la contraddizione di chi ha raccontato che saremmo un Paese invaso e che i problemi si risolvono chiudendo i porti, senza rendersi conto però che i giovani, soprattutto del Mezzogiorno, se ne stanno andando - dice dal palco - questo è un modo per disperdere intelligenze e capacità a beneficio di altri Paesi più furbi che ne beneficiano". Al ministro dell'Interno, Matteo Salvini, Landini non fa sconti, "per fare gli investimenti al Sud, i soldi li devi andare a prendere dove sono. Il problema è che le ricchezze sono in mano a pochi, è che si fanno i condoni, è che non c'è la volontà politica di lavorare per solidarietà e giustizia sociale". Flat - tax e condoni non sono soluzioni. "Nel nostro Paese non bisogna dire che le tasse sono troppo alte, ma che sono troppo alte per chi le paga. Bisogna abbassare le tasse ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, ma colpire duro chi non le versa". La sfida al governo è lanciata. "Da qui la mobilitazione non finisce - conclude Landini- ma riparte la lotta nel Paese fino a quando non avremo ottenuto la modifica della politica economica del Governo".