E' sempre più a pezzi il porto di Marsala. Abbiamo fatto un giro in quello che resta del porto. Uno scenario desolante, lontano da quello che tutti i pescatori vorrebbero: un porto sicuro.
Sicuro non lo è per niente, e questo lo sappiamo da tempo. Ma più passano le settimane, più passano i mesi quella che è l'infrastruttura che dovrebbe garantire lo sviluppo dell'economia ittica della città va sempre più inabissandosi.
Una situazione critica, a cominciare dal fondale, troppo basso per i pescherecci, troppo basso per imbarcazioni di una certa portata. All'interno del porto di Marsala è diventata quasi impraticabile la navigazione, e qui di navi cargo non se ne vedono da decenni.
Sopra la superficie del mare, davanti ai nostri occhi c'è di peggio. La banchina è praticamente impercorribile. L'asfalto è del tutto dissestato, il mezzo adatto per attraversare il porto sarebbe un quad. L'estate ha svelato ciò che è successo in inverno, con le mareggiate che hanno picchiato duro su tutta la struttura rendendola ancora più precaria. Soprattutto dalle parti della lanterna rossa.
Degrado e desolazione, sembra il porto di una città fantasma. I muri sono pericolanti, ci sono rifiuti abbandonati, tutto assume le connotazioni di un tempo passato, dove mai nulla è cambiato.
Sulla non sicurezza del porto non ci sono dubbi, sulla carenza delle istituzioni anche. Qualche settimana fa il comandante della capitaneria di porto, Nicola Pontillo, ha scritto alla Regione, assessorato infrastrutture per rimarcare le condizioni in cui versa il porto.
La risposta è stata fredda: non ci sono soldi in disponibilità, la responsabilità di una eventuale chiusura o meno dipende dalle istituzioni locali. Un rimpallo di responsabilità che mette in ginocchio un settore intero, si ricordi che Marsala ha la flotta più numerosa d’Italia per la pesca al pesce spada.
L’amministrazione comunale, guidata da Alberto Di Girolamo, ha scelto politicamente di non interessarsi e di lasciare perdere il progetto pubblico per cui si erano ottenuti dei finanziamenti.
Lo dice chiaramente la lettera inviata dal Ministero dell’Ambiente comunicando la bocciatura della procedura di Via sul progetto pubblico.
Nel frattempo sull'altro fronte, la Myr ha detto di aver trovato i finanziatori e di poter cominciare a costruire il nuovo porto. Prima che crolli tutto.