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26/06/2019 08:20:00

Partanna, omicidio Lombardo: niente carcere, al momento, per Rosario Scalia

Non tornerà in carcere, almeno per il momento, il 44enne partannese Rosario Scalia, che lo scorso 5 giugno è stato condannato a 20 anni dal gup di Palermo Claudia Rosini quale basista dell’omicidio di Salvatore Lombardo, 47 anni, pastore con precedenti penali, venne ucciso con due colpi di fucile, a Partanna, davanti il bar “Smart Cafè”, in via XV Gennaio, il 21 maggio 2009.

Il gip Rosini, infatti, ha respinto la richiesta di custodia cautelare avanzata dalla Dda. “Il gip – spiega l’avvocato difensore Gianni Caracci - ha rigettato la richiesta di carcerazione sia per la mancanza di esigenze cautelari attuali, in considerazione sia del tempo trascorso dal fatto contestato che dello stato di incensuratezza dello Scalia”. Il giudice Rosini “ha sostanzialmente ritenuto opportuno – continua l’avvocato Caracci - che sulla colpevolezza dell'imputato si pronunci la Corte d’Assise di appello, tenuto peraltro conto che il Tribunale della Libertà di Palermo aveva in precedenza annullato, per mancanza di gravi indizi di colpevolezza, su mia istanza di riesame, una prima ordinanza di custodia cautelare, dopo 20 giorni di detenzione dello Scalia al carcere Pagliarelli di Palermo”. Autori materiali dell’omicidio di Salvatore Lombardo furono Nicolò Nicolosi e Attilio Fogazza. Il primo sparò, il secondo era alla guida dell’auto con cui fu compiuto l’agguato. Poi, entrambi decisero di collaborare con la giustizia. Anche loro giudicati in abbreviato, sono già stati condannati a 16 anni di carcere. Autoaccusandosi dell’omicidio, Nicolosi e Fogazza hanno detto che a ordinare la missione di morte fu il 51enne presunto boss mafioso di Partanna Giovanni Domenico Scimonelli, che per questo è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’assise di Trapani. Il processo d’appello è attualmente in corso. Lombardo sarebbe stato punito per aver rubato un camion carico di merce del supermercato Despar di Partanna, di cui, all’epoca, secondo l’accusa, era “gestore di fatto” lo Scimonelli, imprenditore ritenuto vicino al boss Matteo Messina Denaro.