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30/06/2019 06:00:00

Sicilia: in calo il commercio, cresce il turismo. Traffico passeggeri aumentato del 5%

Continuiamo il nostro approfondimento sull’economia siciliana. Con la prima parte (potete leggere qui) abbiamo visto come i comparti dell’economia dell’isola, quelli tradizionali agricoltura e industria siano in calo, condizionando poi tutto il mercato del lavoro e l’occupazione.

Commercio in calo -  In base alle informazioni relative a un campione di circa 3.500 società di capitali operanti nel commercio al dettaglio e con sede in regione, tra il 2004 e il 2017 la redditività operativa è in media diminuita; il valore aggiunto in rapporto al fatturato non ha registrato variazioni significative, mentre si è ridotto in misura evidente se rapportato al numero di addetti. Queste dinamiche hanno interessato sia il comparto alimentare sia quello non alimentare. Oltre l’80 per cento di queste società opera nel comparto non alimentare, ma l’incidenza del comparto alimentare in termini di fatturato e valore aggiunto è attorno al 50 per cento.

 Turismo in crescita del 2,9%  - Secondo i dati, ancora provvisori, della Regione Siciliana la crescita delle presenze turistiche è stata del 2,9 per cento nel 2018 (7,3 nel 2017). Il rallentamento è imputabile alla componente italiana, risultata in leggero calo, mentre i pernottamenti di stranieri sono ancora aumentati; i maggiori contributi alla crescita sono derivati dalle province di Palermo e Ragusa, dove le presenze sono aumentate rispettivamente del 10,3 e del 13,2 per cento. Come nell’anno precedente, l’incremento dei pernottamenti nelle strutture extra alberghiere è stato nettamente superiore a quello registrato negli alberghi; negli ultimi anni l’offerta ricettiva si è rimodulata, in ragione delle tendenze del settore turistico e dell’emergere di nuove modalità di alloggio. Secondo l’indagine della Banca d’Italia sul turismo internazionale la spesa media dei turisti stranieri è diminuita, come già accaduto nel 2017, nonostante che i giorni di permanenza media si siano mantenuti sul livello dell’anno precedente (5,1).

Numeri dei passeggerei negli aeroporti e porti siciliani - Il traffico passeggeri negli aeroporti siciliani è aumentato del 5,0 per cento (9,5 nel 2017). La crescita è stata più marcata per i voli internazionali e per lo scalo di Palermo, mentre a Trapani ha pesato il blocco quasi totale di Ryanair. Anche le corse marittime di passeggeri sono cresciute con minore intensità; vi ha inciso il trasporto locale e su traghetti, mentre la crescita del traffico crocieristico (che contribuisce per circa l’8 per cento) è stata sostenuta. Il trasporto di merci via mare è tornato a flettere (-6,6 per cento), soprattutto per effetto della componente delle rinfuse liquide (65 per cento del traffico merci, in larga parte prodotti petroliferi); si è avuta una leggera crescita del trasporto Ro-Ro (traghetto merci) e una più intensa del traffico di container (la cui incidenza è ancora bassa in Sicilia).

L’offerta turistico-ricettiva e il successo dei B&B- Nel periodo in esame sono aumentate soprattutto le strutture extra alberghiere di più piccola dimensione, come i bed and breakfast (B&B), che nel 2017 rappresentavano in Sicilia il 60 e il 25 per cento del totale non alberghiero, rispettivamente, in termini di strutture e posti letto (circa 20 e poco più del 6 per cento in Italia); può aver influito su questo andamento l’operare di alcuni incentivi finanziari regionali a valere su fondi europei. La rilevanza di campeggi e villaggi turistici si è invece ridotta sensibilmente. Tra il 2000 e il 2017 il settore alberghiero ha registrato un aumento del numero di strutture del 50 per cento, con un incremento dei posti letto di poco superiore (57,9 per cento), proseguendo una dinamica di crescita che aveva riguardato anche i decenni precedenti.

Crescono gli hotel di qualità - Il successo dei B&B e la più recente diffusione di nuove modalità di alloggio legate alla cosiddetta sharing economy hanno dato ulteriore slancio alla rimodulazione dell’offerta alberghiera verso strutture di maggiore qualità, in Sicilia. In particolare, l’incidenza degli hotel a 4 e 5 stelle, in termini di posti letto, ha superato nel 2017 il 55 per cento, valore quasi triplo rispetto all’inizio del millennio e superiore di oltre 17 punti percentuali al dato medio nazionale. Sulla base dei dati del Registro statistico delle imprese attive (ASIA), nel 2016 in regione erano presenti circa 2.750 imprese del settore dei servizi di alloggio, che occupavano circa 12.500 addetti. Gli alberghi rappresentavano poco più di un terzo delle strutture e due terzi dell’occupazione (rispettivamente il 47 e il 75 per cento nella media nazionale). Il numero medio di addetti per impresa era inferiore alla media italiana. A fronte di una dimensione media degli alberghi simile a quella nazionale, si registra in Sicilia una maggiore incidenza di quelle strutture extra-alberghiere, come in particolare i B&B, caratterizzate da un minor numero di addetti per impresa. In linea con la media del Mezzogiorno, il flusso turistico in Sicilia è modestissimo nei mesi invernali, con picchi elevati invece nei mesi estivi. Si registra tuttavia una minore dispersione dell’indice mensile, grazie alla maggiore presenza di flussi turistici culturali che si distribuiscono più uniformemente nel corso dell’anno.

Le aziende fallite e quelle liquidate volontariamente - Aumenta il numero di aziende dei servizi di alloggio e ristorazione, dei servizi finanziari e dei trasporti. Nel corso del 2018 il numero di procedure fallimentari a carico di imprese siciliane è lievemente aumentato (1,7 per cento). Per le società di capitali sono state avviate 43 procedure ogni 10.000 imprese presenti sul mercato, un dato di poco superiore a quello osservato nel 2017; l’aumento dell’ultimo anno è stato diffuso tra i settori e ha interessato in misura più intensa le attività manifatturiere. Il numero di imprese siciliane uscite dal mercato a seguito di una liquidazione volontaria è aumentato in misura più marcata (8,1 per cento). L’incremento ha riguardato le società di capitali, per le quali l’incidenza (circa 312 liquidazioni volontarie ogni 10.000) risulta inferiore di circa 6 punti percentuali alla media del Paese. Il tessuto produttivo regionale si connota però anche per la presenza di imprese che durante gli anni di crisi hanno intrapreso significativi percorsi di crescita. Continua...