Le pressioni al rettore per sistemare il figlio, quelle ai colleghi per garantire posti da ricercatore di tipo B agli allievi, organizzare eventi fantasma per favorire gli spostamenti di due docenti provenienti dalle Università di Napoli e Messina.
Sono gli episodi che vengono fuori dall'inchiesta “Università Bandita” che svela concorsi truccati e altre oscenità all'università di Catania.
Un nome molto ricorrente è quello del professore Giuseppe Uccio Barone, 72 anni, uno dei dieci destinatari del provvedimento restrittivo.
C'è un episodio in particolare che mostra tutto lo squallore di alcuni comportamenti messi in campo. Barone all'epoca era direttore del Dipartimento Scienze politiche e sociali.
Barone conoscendo i tempi lunghi per il rimborso spese ai componenti delle commissioni esaminatrici decide di organizzare un evento fantasma invitando a spese dell'Ateneo due colleghi, indagati anche loro, e dà mandato di preparare una locandina “senza orario, perchè così possiamo muoverci meglio”. Il convegno che non si è mai tenuto aveva per titolo “I volontari italiani in russia durante la grande guerra”. Conferenza mai tenuta per la quale i due colleghi di Barone sono stati rimborsati dall'università 460 e 300 euro euro.
Barone si attiva anche per l'assegnazione di un posto da ordinario in Diritto amministrativo per il figlio Antonio. Uccio Barone aveva ottenuto la parola per quel posto dall'ex rettore Pignataro, nonostante il figlio non fosse ben visto. Ci fu un momento di incertezza quando al vertice dell'Università di Catania subentrò Basile, ma per Barone non c'erano problemi: “Se spunta Basile – dice al figlio – non abbiamo da temere: contratteremo”. Ed è quello che hanno fatto.