Quello che sta accadendo in queste ore in Italia, nella quasi totale indifferenza dell'opinione pubblica, è una sequenza di avvenimenti di una gravità inaudita. La replica di Matteo Salvini alla decisione del Gip di Agrigento, Alessandra Vella, di mettere in libertà la capitana della Sea Watch Càrola Rackete, non è soltanto uno sfogo verbale di una violenza sconcertante, e non è nemmeno soltanto un incredibile atto di sobillazione del popolo, di istigazione all'odio e al linciaggio e di fomentazione di un clima politico da guerra civile. No, è anche molto di più e di peggio.
Non sembri eccessivo questo giudizio. Non sembri il frutto di un allarmismo ingiustificato. Perché in realtà stiamo assistendo al preludio di una mutazione epocale dell'assetto liberaldemocratico del nostro Paese. L'Italia sta correndo a precipizio verso il suicidio politico. Vediamone il perché.
Per comprendere in pieno la gravità delle parole di Salvini occorre leggere con attenzione la nota di protesta che in risposta a tali esternazioni è stata subito emessa dall'Associazione nazionale magistrati. Questa nota, oltre a denunciare la pericolosità dei “commenti sprezzanti” rivolti dal ministro leghista al Gip di Agrigento (“commenti... che rischiano di alimentare un clima di odio e di avversione, come dimostrato dai numerosi post contenenti insulti e minacce nei confronti del Gip di Agrigento pubblicati nelle ultime ore”), contiene una considerazione di natura tale da far correre i brividi nella schiena a chiunque abbia a cuore le sorti della nostra democrazia.
Scrivono i giudici dell'Anm: “Quando un provvedimento risulta sgradito al ministro dell’Interno, scatta immediatamente l’accusa al magistrato di fare politica. Appare poi estremamente grave la prospettazione di una riforma della giustizia finalizzata a selezionare i magistrati in modo che assumano esclusivamente decisioni gradite alla maggioranza politica del momento. I giudici applicano le leggi interpretandole secondo la Costituzione e le norme sovranazionali. Questo è il loro dovere in uno Stato di diritto e in una democrazia liberale e costituisce ineludibile garanzia per la tutela dei diritti e delle libertà di tutti i cittadini”.
Tradotto in termini più crudi, che cosa significa questo allarme lanciato dall'Anm? Significa che il rischio di una deriva pre-fascista in Italia si sta facendo sempre più concreto ogni giorno che passa. Significa che se – come ormai appare assai probabile – Salvini deciderà di impossessarsi pienamente del potere facendo cadere questo governo e formando un'alleanza vincente con gli altri partiti di destra, il nostro Paese tra non molto tempo potrebbe cadere nelle mani di un semi-dittatore, di un emulo a pieno titolo di personaggi sinistri come Erdogan, Putin, Orbàn e compagnia bella. Significa che l'Italia sta correndo verso il suicidio della democrazia, verso la realizzazione di un regime quasi-dittatoriale, dove i giudici, i giornalisti, gli insegnanti ecc. non potranno più esprimere “posizioni sgradite” al Potere, pena la gogna, l'interdizione, la persecuzione, o addirittura la galera.
Questa è la spaventosa realtà, che i fatti confermano ogni giorno, e che il nostro “popolo” (complice la sostanziale acquiescenza dei sempre più svaporati e confusi Cinquestelle) non riesce ancora a focalizzare e a intuire in tutta la sua gravità. Il tutto, mentre l'Europa si fa beffe di noi. Mentre l'Italia quasi scompare dalla plancia di comando effettiva dell'Unione. Mentre l'economia langue e il Paese scivola giorno dopo giorno in un desolante declino.
Massimo Jevolella