Manovre all’ARS che hanno portato l’ingresso nel gruppo Ora Sicilia, formatosi da poco, il deputato leghista Rizzotto. Sono quattro i componenti, tutti provenienti da aree politiche diverse ma con l’unico intento di sostenere il governo di Nello Musumeci. Si tratta di Luisa Lantieri, ex Pd, Luigi Genovese ex Forza Italia, Daniela Ternullo ex Mpa, e adesso Tony Rizzotto.
La creazione di questo nuovo gruppo è stata voluta da Ruggero Razza, braccio destro del presidente Musumeci e assessore alla Salute. Un gruppo presente in assemblea che potrà essere di supporto al governo ma che potrebbe entrare in giunta.
Questo passaggio di Rizzotto ha comportato l’immediata espulsione dalla Lega per mano del commissario Candiani. Gli stati generali della Lega sembrano, o forse lo sono, sconnessi dal partito nazionale. Salvini fa incetta di politici che provengono da qualunque area politica, del resto di leghisti puri al Sud non ce ne sono, per la maggiore arrivano da altri partiti come pure il Partito Socialista, unico obiettivo sono i voti.
Ragionano in maniera diversa in Sicilia, dove addirittura si espelle un deputato regionale per avere aderito ad un gruppo dove c’è pure Luigi Genovese, che nonostante abbia un cognome difficile da gestire, non è mai stato raggiunto da alcun avviso di garanzia. Due pesi e due misure, una ricerca di pulizia che cozza con la politica portata avanti dal leader del Carroccio.
Per Stefano Candiani “Rizzotto ha gettato la maschera aderendo ad un partito che ospita solo transfughi e che nulla può avere a che fare con Lega”.
Una dichiarazione smentita dai fatti, nella Lega ci sono tantissimi esponenti che provengono da altre forze politiche. Poi il duro attacco: “La Lega non è interessata alle poltrone ma a programmi politici credibili, che rispondano alle esigenze del territorio, non ci servono politici opportunisti che in un anno e mezzo di legislatura hanno prodotto appena 15 atti”.
Rizzotto, dunque, paga caro il passaggio in appoggio a Musumeci. Si potrebbe allontanare a dopo l’estate il rimpasto di giunta.
Non c’è fretta per il governatore siciliano, al momento le posizioni vacanti non sono state assegnate, le deleghe vengono esercitate ad interim dallo stesso Musumeci. Si aspettano le nomine al Turismo in sostituzione di Sandro Pappalardo, che ha lasciato un mese fa, e si attende anche la nomina ai Beni Culturali.
C’è un assist che si sta consolidando tra il governo regionale e quello centrale, i forzisti non ne sono esclusi.
Gianfranco Miccichè ha posizioni adesso silenti sulle vicende che riguardano gli immigrati lasciati al largo di Lampedusa, non ha preso una posizione come lo ha fatto in altre occasioni. Arcore ha tirato il freno, in caso di elezioni nazionali l’alleato sarà Matteo Salvini con un centrodestra a trazione leghista. Tutti allineati e coperti, con la rinuncia tacita alla creazione di un contenitore moderato, interprete della politica dei nostri tempi.
Miccichè tace ma il suo partito continua il pressing chiedendo maggiore spazio in giunta e la sostituzione di Gaetano Armao, che non gode né della fiducia né del supporto degli azzurri.
Ha lasciato, intanto, il suo posto all’ARS Giuseppe Milazzo, l’europarlamentare si è insediato a Bruxelles, e al suo posto è arrivato Totò Lentini.