Non tornerà, almeno per il momento, in carcere il 44enne partannese Rosario Scalia, che lo scorso 5 giugno è stato condannato a 20 anni di reclusione dal gup di Palermo Claudia Rosini per aver avuto, secondo l’accusa, un ruolo nell’omicidio del 47enne pastore partannese Salvatore Lombardo.
A dire “no” alla richiesta di carcerazione avanzata dalla Dda è stato il Tribunale della Libertà, che ha accolto le tesi dell’avvocato difensore Gianni Caracci. Già il gup Claudia Rosini aveva respinto la richiesta di custodia cautelare della pubblica accusa.
La Dda, però, non si era arresa e aveva impugnato il provvedimento del giudice, presentando appello al Tribunale della Libertà. L’appello del pubblico ministero, però, è stato respinto. “Di conseguenza – spiega l’avvocato Gianni Caracci - Scalia rimarrà libero in attesa che si svolga il processo presso la Corte d'Assise di appello di Palermo”. Il gip aveva respinto la richiesta di carcerazione sia per la mancanza di esigenze cautelari attuali (l’omicidio fu commesso nel 2009) che per lo status di incensurato di Scalia, che per l’accusa sarebbe stato il basista dei killer. L’omicidio fu commesso da Nicolò Nicolosi e Attilio Fogazza, rei confessi, che hanno accusato il presunto boss “Mimmo” Scimonelli come mandante. Lombardo, un pastore con precedenti penali, sarebbe stato punito per un furto commesso ai danni di un supermercato del quale Scimonelli sarebbe stato il proprietario “di fatto”.