Con la proposta di "Autonomia differenziata" voluta dalla Lega con il consenso dei Cinque Stelle al Sud e alla Sicilia arriveranno 3,3 miliardi in meno. Il conto è di due economisti dell’Università di Ferrara , Leonzio Rizzo e Riccardo Secomandi, e parte dal DDL Autonomia.
Entro tre anni dall’approvazione le tre Regioni, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, avrebbero dallo Stato trasferimenti in più per 2,7 miliardi. Al contrario le Regioni più deboli, soprattutto, quelle del Sud, perderebbero risorse nette per 3,3 miliardi: l’Abruzzo perderebbe 64 milioni di trasferimenti, la Basilicata 150 milioni, la Calabria 260, la Campania 696, il Lazio 1.770, la Liguria 318. Nel ribaltone ci guadagnerebbero anche Regioni intermedie o con costi pro capite particolarmente bassi (Marche, Puglia, Toscana e Piemonte) alle quali andrebbero 676 milioni in più. A queste cifre va aggiunto il gettito aggiuntivo, dovuto alla compartecipazione all’Irpef, alle tre regioni locomotiva fornirebbe un bonus di 296 milioni. E c’è di più:
Le bozze del provvedimento prevedono una clausola di salvaguardia: se entro tre anni non si riusciranno ad elaborare e a trovare un accordo sui fabbisogni standard, scatterebbe un sistema per cui le risorse nazionali sarebbero ripartite in base al costo medio. Il sistema appiattirebbe le esigenze e soprattutto spaccherebbe il paese con le cifre illustrate all’inizio. Il costo medio delle funzioni trasferite è infatti 976 euro pro capite e le tre Regioni “separatiste” sono tutte sotto quella cifra: dunque avrebbero diritto a maggiori risorse dato il nuovo criterio. Le Regioni del Sud, spesso meno efficienti, ricevono più risorse pro capite per dare gli stessi servizi e subirebbero un taglio netto.
Senza contare che rimarrebbe in vita nel frattempo la compartecipazione fissa all’Iva o all’Irpef del territorio: visto che Veneto, Lombardia ed Emilia corrono di più, avranno più Pil e più gettito Iva, e – secondo le bozze – potranno utilizzare liberamente queste risorse aggiuntive. Secondo lo studio Rizzo-Secomandi che apparirà sulla voce.info, il maggior gettito dovuto alla dinamica più forte dell’economia delle tre Regioni è di circa 296 milioni annui, circa la metà dell’incremento totale di tutte le Regioni.
MUSUMECI. "Il presidente Conte con le Regioni del Sud non mi pare abbia un rapporto particolarmente improntato ad attenzione ed efficienza”.
Lo dice il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.
“A volte l’appartenenza anagrafica non significa condizione morale - ha osservato il governatore - le responsabilità dello Stato, assieme a quelle delle classi dirigenti, sono tante. Per un processo fallimentare in Sicilia si devono attendere oltre cinquemila giorni, la media in Italia è di duemilaottocento. Le infrastrutture statali in Sicilia si aspettano da trent'anni, non è una mera rivendicazione, ma la consapevolezza di come questo governo, ma anche quelli che l’hanno preceduto, verso il Sud non ha un’attenzione particolare”.
ANCI SICILIA. "L'Autonomia differenziata richiesta da alcune regioni del centro-nord non può e non deve far paura. L'Autonomia può essere una buona soluzione a tanti problemi, avvicinando i centri decisionali dallo Stato centrale in direzione dei cittadini, individuando responsabilità chiare e compiti precisi". Dichiara Leoluca Orlando, presidente di AnciSicilia.
"Occorre però individuare, perché l'Autonomia non sia strumento per acuire le differenze fra nord e sud del Paese, fra regioni ricche e regioni povere, che per ciascuno dei temi che rientreranno nelle competenze autonome, siano individuati livelli essenziali. Così come avviene per il Sistema sanitario che è di fatto già federale, occorre stabilire standard minimi nazionali, livelli essenziali di servizi che siano garanzia per tutti i cittadini. Questo non può non valere per i servizi sociali, per la scuola, per la sanità e per tanti altri ambiti nei quali Autonomia non può trasformarsi in deregulation."
ARMAO. "Il regionalismo differenziato che propongono Veneto, Lombardia e Emilia Romagna non va bene se vuole spaccare il Paese. Se invece vuole favorire il federalismo e riconoscere nel Sud un'occasione di sviluppo per il Paese si può andare avanti". Così il vicepresidente della Regione e assessore regionale all'Economia, Gaetano Armao.
“Il conferimento di funzioni e risorse deve essere contestuale, non anteriore, al riequilibrio delle infrastrutture tra zone deboli e zone forti, altrimenti gli squilibri cresceranno inevitabilmente – ha spiegato il vicepresidente -. Se prevale l’autogoverno sulla solidarietà, si aggraveranno le condizioni di frammentazione sociale e di desertificazione del Mezzogiorno”.
“La Repubblica ha riconosciuto l’Autonomia della Sicilia prima. Poi ha avviato gli interventi straordinari fino agli inizi degli anni ‘80, dando un contributo al superamento del divario – ha aggiunto Armao -. Ma il divario ha ricominciato a crescere e oggi siamo all’esigenza di fissare per legge l’obbligo per lo Stato di attuare investimenti al Sud, in proporzione alla popolazione. Ma né succedeva, né succede. Dovremmo essere al 34 per cento di interventi, siamo al 28%”.