Una lunga emorragia quella che ha subito Forza Italia negli ultimi anni, un cospicuo numero di elettori ha deciso di dire addio al partito più azzurro d’Italia. Un risicato 6% nazionale, si salva la Sicilia con il 17%, grazie agli uomini e le donne che sui territori hanno deciso di continuare i collegamenti con i cittadini. Percentuali che non bastano a dire che il partito, il cui l’unico leader ha 83 anni, abbia buone prospettive.
La guerra in casa dei forzisti è sempre stata tenuta sotto controllo da Silvio Berlusconi, che da bravo mediatore ne ha saputo contenere i fuochi tramutandoli in attivismi. Esperienze che adesso sono in fase di liquidazione. In molti suoi ex deputati hanno scelto la Lega o Fratelli d’Italia, con una prospettiva politica più longeva e con le idee chiare di una maggioranza o di una opposizione.
Forza Italia è ambigua, da una parte in Sicilia con il suo commissario regionale sancisce la totale disarmonia con Matteo Salvini, dall’altra parte Berlusconi è pronto a farci un governo nazionale. Idiosincrasie, che portano alla confusione di un elettorato che sceglie chi parla il non politichese e indica la strada.
Solo qualche mese fa si nominavano due coordinatori nazionali, Mara Carfagna e Giovanni Toti. Quest’ultimo è entrato in polemica più di una volta con i vertici, ha dettato una linea che è diversa da altri esponenti. Si è dimesso in poco tempo.
Azzera tutto Berlusconi, nonostante l’età sorprende con i suoi colpi di coda. Il Biscione ha sempre avuto lo sguardo lungo, che spesso i suoi non hanno saputo leggere. Era nell’aria la formazione di un nuovo contenitore “Altra Italia”, un contenitore moderato che sterzasse lontano da Forza Italia, con un nuovo direttorio che non fosse composto né dalla Carfagna né da Toti.
A chi guarda la nuova formazione? Ai moderati e al mondo del centro, a quella compagine elettorale che è rimasta senza un contenitore, un partito per cui votare. Quelli, per intenderci, che non votano Lega e FdI ma non votano nemmeno quel Pd di Zingaretti che si è spostato più a sinistra e paventa una alleanza con i Cinque Stelle. Potrebbe esserci una interlocuzione tra Berlusconi e Matteo Renzi? Può darsi. Del resto il Cavaliere in anni di battaglie e di esperienza politica non ha mai creato una figura leader che avesse la capacità di continuare un percorso elettorale fidelizzato, tanto da contare adesso una misera percentuale.
Sono lontani i tempi del Patto del Nazareno, ma quel dialogo diede la spinta ad una leadership forte di Renzi. Berlusconi lo riconobbe.
Toti, che è il governatore della Liguria, lascia Forza Italia e dal 2 settembre girerà l’Italia con “Cambiamo Insieme”, un tour dello stivale che guarda con favore a Salvini. La Carfagna di fatto è stata sfiduciata da Berlusconi che le ha fatto sapere via stampa di essere una ex coordinatrice e di aver formato un tavolo di presidenza a cui siedono Antonio Tajani, Annamaria Bernini, Sestino Giacomoni, Maria Stella Gelmini. Spiazzato da questa composizione Gianfranco Miccichè, ancora una volta non c’è un nome del Sud che possa sedere al tavolo delle decisioni del partito.
Un epilogo, lungo. Il finale di un partito che non potrà risorgere dalle ceneri se continuerà a guardare al proprio interno per rinnovarsi, una classe dirigente che non ha ben chiaro che il Paese chiede una politica diversa. Meno tatticismi, più vicinanza.