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12/08/2019 07:12:00

Crisi di governo, tutti gli scenari possibili

 E’ crisi di Governo? Si, anche. Non solo. E’ crisi dei partiti.
L’Italia vive la sua fase più debole da un punto di vista istituzionale, un Paese che non riesce a trovare un equilibrio con un Governo stabile che non ritorni alle urne ogni anno e mezzo.


Mai nessuna riforma è possibile mettere in campo con questo scenario, mai gli italiani si ritroveranno a garantire a se stessi che la scelta fatta alle urne possa essere esplicativa di un Governo.
E cresce il malcontento, il disincanto, i disillusi dalla politica e quindi il partito del non voto, che oggi ha la maggioranza.
C’è una legge di Bilancio da approvare, andare al voto ad ottobre sarà impossibile.
Diamo un po' di date, sono 45 giorni, massimo 70, i giorni che devono trascorrere dallo scioglimento delle Camere alle elezioni. Lo prevede la legge, non sono numeri a casaccio e le Camere vengono sciolte dal Capo dello Stato che prima effettua dei passaggi, che si chiamano consultazioni, con le forze presenti in Parlamento per verificare le condizioni per poter dare vita a una nuova maggioranza.


Quindi, l’urlo di Matteo Salvini o di altri che invocano elezioni subito è una polverina magica per gli italiani.
Intanto perché Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, è un baluardo di democrazia, l’unico rimasto, e terrà conto degli impegni economici di settembre come l’approvazione del Def, e della legge di Bilancio di ottobre.


Che si fa? Matteo Renzi apre ad un Governo Istituzionale, lo ha battezzato così, espressione fuorviante perché non previsto dalla nostra Costituzione. L’unico Governo previsto dalla nostra Carta è quello che ottiene la fiducia dal Parlamento.
La crisi, abbiamo detto, è dei partiti. Non ci sono leader forti in grado di catalizzare il consenso come Salvini e di passare dall’opposizione alla maggioranza che guidi il Paese.
Matteo Renzi, che dalla scena non è mai uscito, è disponibile a creare il cosiddetto “Governo Istituzionale, con il Movimento Cinque Stelle, il Pd, Forza Italia e le compagini politiche che ci vorranno stare.


L’obiettivo? E’ quello di assestare il Paese prima di riconsegnarlo a nuove consultazioni, in questo governo di scopo è previsto il non aumento dell’iva, la riduzione dei parlamentari. E Renzi dice di sapere come fare, parla da ex Presidente del Consiglio, carica a cui vorrebbe ritornare, bypassando il suo stesso partito che lo bacchetta un giorno si e l’altro pure.
Nicola Zingaretti e Carlo Calenda ammoniscono Renzi, quello che propone è un pasticciaccio, dicono in coro, e chiedono di andare al voto.
Il Partito Democratico non racconta nulla di nuovo, le solite faide nella stessa casa. Del resto andare a votare per Renzi significherebbe finire Ko insieme ai suoi, dal marzo 2018 i segnali di scissione ci sono stati ma il contenitore non è mai stato creato, non ha i numeri adesso per poterci provare da solo. Ai renziani è esplosa la bomba in mano.


Dall’altro lato Zingaretti sa di non poterle vincere le elezioni ma ha la certezza di poter rinnovare i parlamentari dem, le liste verrebbero accuratamente allestite con i renziani magari anche ricandidati ma non in posizione utile per l’elezione.
Le ragioni del non voto, dunque, sono molto più complesse di quelle che appaiono. A chi converrebbe questo Governo di scopo? Inizialmente solo a Renzi per galleggiare ancora un po' e fidelizzare l’elettorato, al M5S per non perdere definitivamente il terreno conquistato. Il Paese al termine di questo ennesimo esperimento verrebbe ugualmente consegnato a Salvini, stavolta con il 50%.


Soprattutto Renzi non ha fatto mai i conti con i cittadini, i renziani sono inflazionati, al netto di chi realmente crede in questo modo di fare politica.
Un altro passaggio con carica istituzionale senza che venga avallata dal voto sarebbe l’ultima ferita mortale. E come spiegherebbe all’elettore medio il cambio di rotta, dopo l’invasione dell’hashtag #senzadinoi, quando i compagni di partito avevano già paventato questa alleanza?
Basterà la comunicazione capillare e invasiva? No, non basterà.


Perché tutti i partiti hanno fatto finta di non vedere e capire che l’avversario non è solo Salvini, è la politica, le frasi, sono le modalità espressive che Salvini ha propagato e che sono diffusissime. Basta andare al bar sotto casa per capire il tenore dell’1 a 10.
A nessuno, per esempio, importa che il Ministro dell’Interno abbia provocato la crisi di governo da un palco, senza nessuna forma e dunque sostanza politica, ma non è conseguenziale con il ritiro dei propri Ministri. Al cittadino questo non lo sfiora minimamente, sinonimo che la politica salviniana è ben radicata e viene recepita come ben fatta.


Il Pd paga la sua pena, non aver costruito nulla. Nessuna alternativa, nessuna leadership forte, tanto che oggi Zingaretti affronta il primo problema serio da segretario: domare i parlamentari dem per battere in ritirata e non proseguire nell’idea di un esecutivo inciucione.
La bomba è esplosa e nessuno si è attrezzato.