Matteo Salvini si è smontato da solo, ha dimostrato che l’uomo solo al comando se va bene può farlo a casa sua. Il governo nazionale è fatto di altri equilibri e le istituzioni non hanno bisogno di colpi di testa, tantomeno di un ministro che cambia idea come fosse acqua.
Crisi si o crisi no? Intanto la crisi non c’è mai stata, formalmente non si è aperta, semmai è stata annunciata, è stata anche, se vogliamo, minacciata dallo stesso Salvini ai suoi alleati in seguito al no sul Tav.
Ha fatto marcia indietro, almeno queste le indiscrezioni delle ultime ore, fino a domani, 20 agosto, data in cui il senato tornerà a riunirsi, il ministro dell’Interno potrà cambiare nuovamente idea.
Adesso la palla è nelle mani di Luigi Di Maio, dovrà scegliere se porgere la mano al Pd oppure riabbracciare Salvini.
È una mossa che dovrà vagliare bene, il consenso ci vuole anni per costruirlo e poche settimane per perderlo, come hanno già dimostrato. Sarà direttamente il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, a richiedere la fiducia, Salvini dovrà uscire allo scoperto e siglare l’intesa oppure via libera ad altri governi, alle urne non si andrà.
E in un sol colpo il leghista ha riesumato Silvio Berlusconi, ha riconfermato maggiore leadership a Matteo Renzi e ha fatto prendere quota a Giuseppe Conte.
L’unico ad avere fatto peggio di lui è stato Gianfranco Fini, e difatti non se ne hanno notizie da anni.
Salvini è un animale da campagna elettorale, da consenso, non è un politico, parla per temi demagogici. Adesso il capitano è in difficoltà e può solo piegarsi ai Cinque Stelle. Le urne certamente inquadrerebbero tutto il centrodestra come vincente, anche perché, diciamolo, una delle peggiori legge elettorali è proprio il Rosatellum, voluta e ideata dal Pd, precisamente da Ettore Rosato.
Del resto se la legge elettorale non dovesse essere modificata sarà necessario trovarsi degli alleati subito, il 36% dei seggi infatti viene assegnato in collegi uninominali maggioritari, dove viene eletto il candidato espresso dalla coalizione che prende pure un solo un voto in più.
Il movimento Cinque Stelle è allergico alle alleanze e condurrà la sua battaglia nuovamente da solo, in Sicilia ricordiamo che hanno messo ko tutti gli altri partiti nel marzo 2018. La Lega potrebbe correre da sola ma Salvini sa bene che le percentuali di Giorgia Meloni e di Silvio Berlusconi, seppure siano risicate, sono necessarie per accrescere l’affermazione.
Il Partito Democratico dovrà guardare alle altre piccole liste di sinistra.
Cosa ci dicono i grafici della simulazione realizzata da Youtrend su come andrebbe se si andasse a votare? Che in netto vantaggio c’è la Lega di Salvini, sia che corra da sola che in coalizione, al Sud poi stravincerebbe.
Ma c’è il dubbio Forza Italia. In Sicilia i forzisti godono di ampio consenso, sono intorno al 20%, se Salvini non si alleerà con gli azzurri di Gianfranco Miccichè ecco che la vittoria in Sicilia diventerebbe cosa difficile. Se poi i leghisti correranno da soli allora molti collegi potrebbero essere appetibili ad altre forze.
Andiamo nel dettaglio, cosa accadrebbe sull’Isola? Le simulazioni realizzate da Youtrend ci danno un'idea.
Per i collegi uninominali alla Camera in caso di centrodestra unito c’è un vantaggio per tutta la coalizione, tranne per la zona di Siracusa, collegio 02, dove in vantaggio sarebbero i pentastellati.
Per i collegi uninominali al Senato il centrodestra farebbe man bassa in tutti i territori.
Cosa accadrebbe, invece, se l’alleanza fosse tra Lega e Fratelli d’Italia?
La Sicilia diventerebbe, per i collegi uninominali alla Camera, un campo di battaglia. I collegi Sicilia 1-08 e Sicilia 1- 0, che comprendono Mazara e Marsala e le isole, sarebbero ad appannaggio del M5S.
Il collegio Sicilia 1 Monreale andrebbe al centrodestra, buona parte del collegio palermitano ai grillini, che sarebbero anche in vantaggio a Gela, Agrigento, Enna, Paternò, Misterbianco, Siracusa.
I collegi uninominali al Senato danno in netto vantaggio il M5S in tutti i collegi della Sicilia tranne a Messina, Acireale e Siracusa.
Se la Lega, invece, deciderà di correre da sola, lo scenario cambierebbe.
Per i collegi uninominali alla Camera la Sicilia sarebbe quasi ovunque pentastellata, ad eccezione di qualche zona del palermitano e del messinese.
Per i collegi uninominali al Senato il M5S vincerebbe ovunque tranne nel messinese, che andrebbe alle altre forze di centrodestra.
Ricapitolando: se Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia si presentassero in coalizione avrebbero molte possibilità di aggiudicarsi la vittoria, ad eccezione di alcune zone del Paese dove c’è un forte radicamento dei grillini come la Campania, mentre il Pd in tutto il centro Italia.