Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
23/08/2019 12:39:00

L'Amazzonia continua a bruciare. Macron e Bolsonaro litigano

L'Amazzonia continua a bruciare e il presidente brasiliano Jair Bolsonaro continua ad accusare le Ong. Intanto, via twitter, si è scatenato lo scontro tra Emanuel Macron e Jair Bolsonaro sulla protezione dell'Amazzonia: il presidente francese ha lanciato l'allarme sulla "crisi internazionale" che rappresentano gli incendi forestali in Brasile, reclamando al G7 di iscrivere la questione all'agenda del suo vertice, ma il suo collega brasiliano lo ha accusato di cedere al "sensazionalismo" per "interessi politici personali", dimostrando inoltre una "mentalità colonialista".

Bolsonaro ha ammesso che i proprietari agricoli potrebbero essere responsabili dell'ondata di incendi forestali nel paese - con un aumento dell'82% da gennaio al 18 agosto scorso, rispetto allo stesso periodo del 2018 - ma è tornato a dire che "i sospetti principali" muovono verso le ong ambientaliste, anche se non esistono prove che dimostrino la loro colpevolezza. Interrogato dai cronisti sulle sue insinuazioni riguardo alle ong - definite "irresponsabili" e "assurde" da dirigenti ambientalisti - e la possibilità che siano i proprietari rurali che appiccano i roghi, Bolsonaro ha detto che "certo, possono essere stati i 'fazendeiros', tutti sono sospettati", ma ha aggiunto subito che "i sospetti principali puntano verso le ong".

L'Istituto brasiliano per l'ambiente (Ibama) ha lanciato un concorso per ingaggiare un'azienda privata che si occupi del monitoraggio della deforestazione in Amazzonia, dopo le polemiche sui dati diffusi dall'Istituto nazionale delle ricerche spaziali (Inpe), che hanno portato all'allontanamento del suo direttore, Ricardo Galvao.

"A causa della deforestazione, la foresta amazzonica nel territorio brasiliano sta perdendo una superficie equivalente a oltre tre campi da calcio al minuto e siamo sempre più vicini a un punto di non ritorno per quello che, non solo è il più grande serbatoio di biodiversità del Pianeta, ma rappresenta uno dei pilastri degli equilibri climatici", è l'allarme del WWF.

"Il saccheggio dell'Amazzonia e delle sue straordinarie risorse - afferma Isabella Pratesi, responsabile di Conservazione del WWF Italia - è accompagnato da un drammatico aumento delle violenze verso le popolazioni indigene che vivono in quei territori. Cacciate dalle loro foreste, assassinate e torturate per il commercio di legna, miniere d' oro, pascoli o coltivazioni, le tribù amazzoniche sono le prime vittime di un efferato crimine contro l'umanità e il pianeta rispetto al quale i nostri occhi e le nostre orecchie rimangono sigillati".

Il fumo prodotto dagli incendi che stanno devastando l'Amazzonia in questi giorni può essere visto persino dallo spazio: a catturarne le immagini, il 20 e 21 agosto, sono stati il satellite Sentinel 3, del programma europeo Copernicus dell'Agenzia spaziale europea (Esa), e quello della Nasa, Suomi National Polar-orbiting Partnership. La foto di Suomi Npp mostra il fumo e gli incendi che si estendono per diversi stati brasiliani, tra cui quelli di Amazonas, Mato Grosso, e Rondonia. "Non è inusuale vedere incendi in Brasile in questo momento dell'anno - scrive la Nasa sul suo sito - per via delle alte temperature e della poca umidità. Il tempo ci dirà se quest'anno si è segnato un nuovo record o si è entro i normali limiti". 

Ansa