Sono finite alle 19 di ieri pomeriggio le consultazioni del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il governo giallo-rosso è vicino, Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico hanno stretto un accordo. Il Pd cede quasi su tutto, si trincera dietro la parola “Discontinuità”, un manifesto non spendibile per chi porta con se in dotazione il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che diventa il leader indiscusso dei grillini.
Sbaglia completamente discorso Nicola Zingaretti, che ha rilasciato le sue dichiarazioni ai giornalisti subito dopo l’incontro con Mattarella, parla di nuovo assetto e di un nuovo modo di governare, un cambio di rotta su quasi tutte le politiche messe in atto in questi mesi dal governo giallo-verde.
Dimenticando che quel governo è stato composto dal primo partito d’Italia, dai Cinque Stelle, che hanno contribuito a governare e a mettere il sigillo sui decreti sicurezza, gli stessi che il Pd vorrebbe smantellare.
Celando anche che la manovra economica è stata già scritta.
Insomma, Zingaretti inghiotte le pressioni fatte in queste settimane di agosto dagli stessi gruppi parlamentari che non controlla perché renziani.
Come faranno a trovare la discontinuità? Luigi Di Maio, con la delegazione pentastellata, ha detto chiaramente che non transigeranno inversioni di programma, continueranno a realizzare i punti per cui hanno chiesto e ottenuto 11 milioni di voti nel marzo del 2018, non rinnega nulla di quello che in questi 14 mesi di governo è stato fatto.
L’unico collante che ci sarebbe tra i Cinque Stelle e il Pd è dato dal non volere andare al voto, condizione imposta a Zingaretti dalle pressioni di mezza Europa.
Viso tirato e discorso da opposizione quello di Matteo Salvini, proiettato già alle sfide del voto nelle varie regioni, con una opposizione forte e decisa. Parla di un ribaltone voluto dal Pd, bocciato dalle urne troppe volte, non cita quasi mai i Cinque Stelle, con loro spera di potersi confrontare in seguito.
Indica i responsabili maggiori del non voto in 100 parlamentari del Pd, sarebbero di matrice renziana, che hanno creato tutte le condizioni di questo accordo, di un governo, dice Salvini, che non sarà stabile e nemmeno duraturo. Divisi in tutto, dalla scuola alla sanità, dalle politiche del lavoro alle infrastrutture, dal welfare alla cultura. Una visione di Paese che corre su binari diversi, uniti dalla volontà di non consultare le urne.
Salvini dovrà ricostruire il quadro delle sue alleanze, c’è un Silvio Berlusconi che non alimenta le politiche nazionaliste e sovraniste, che è contro ogni forma di pauperismo. Si pone al centro di un dibattito moderato, lontano dal Pd di Zingaretti ma anche dalla Lega.
Il presidente di Forza Italia commette una gaffe parlando di riforma della giustizia, che sia “giustizialista”, afferma. Lo correggono sia la Gelmini che la Bernini: una riforma “Garantista”.
Disco verde al governo giallo rosso con il Conte bis, che dovrà formare la squadra di governo. Impazza già il toto nomi sui Ministeri, Matteo Renzi aveva chiesto ai suoi e auspicato che restassero fuori da ogni incarico dentro l’esecutivo. Mani libere.
Lascia il Pd, con estrema chiarezza e coerenza di ragionamento politico, Carlo Calenda.
C’è una nota di rammarico ma anche la certezza di non poter continuare a stare dentro un partito che ha rinnegato i valori per un accordo che non produrrà alcunché: “Lavorerò per costruire una casa per chi non si sente rappresentato da questo rapporto con i 5 Stelle che nasce male".
E’ Calenda, adesso, l’uomo dell’hashtag #senzadime, afferma che da Renzi sono piovute delle provocazioni a cui non darà seguito con delle scissioni, non avendo i numeri per poter creare un nuovo contenitore. La sua forza, invece, arriverà dalla delegittimazione interna a Zingaretti.
La discontinuità sarà difficile applicarla soprattutto sui nomi dei Ministri e dei vice, oltre che dei sottosegretari. Il Pd attingerà al suo interno, con ruoli che fanno gola a tanti, posizioni di potere che accrescono il consenso e che però sfaldano la credibilità per quanto affermato non dieci anni fa ma appena qualche settimana fa.
Si va verso la nuova formazione del governo dopo la crisi più pazza del mondo.