Prime conseguenze della crisi di governo: secondo i sondaggi il M5s sale dal 17,4% di metà luglio al 24,2%, mentre la Lega scende dal 36% al 31%.
Crolla la fiducia in Matteo Salvini, dal 51% al 36%, una perdita secca di 15 punti. Il Pd recupera qualche decimale, passando dal 21,6 al 22,3%. Calo ulteriore di Forza Italia, dall’8,2% al 6%, mentre Fratelli d’Italia cresce ancora e si colloca al 7,8% rispetto al 6% del mese scorso.
«Diversi elementi sembrano convergere a spiegare questo balzo del M5s. In primo luogo, quello che potremmo chiamare l’effetto Conte: il presidente incaricato era passato indenne dalle fasi convulse della crisi, con una fiducia quasi immutata e una valutazione lusinghiera dell’operato in quelle contingenze. Oggi Conte è visto diffusamente come un esponente del M5s. Capitalizza quindi consensi per questa forza. In secondo luogo, il Movimento si è sganciato da Salvini e ha ripreso un proprio profilo autonomo e basato su alcuni valori che sembravano quanto meno appannati. Questo ha prodotto un rientro degli elettori critici, spesso di sinistra e centrosinistra, che se ne erano distaccati. Se il governo si formerà e durerà, non è detto che Conte e i 5 Stelle non riescano a diventare quella forza centrista (e centrale) dello schieramento che oggi sembra mancare». Così Pagnoncelli sul Corriere della Sera.
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